1 Marzo, 2025 - Nessun Commento

LA MORTE DI FULCO PRATESI

Un ricordo di Fulco Pratesi

Fulco Pratesi ci ha lasciato e noi lo piangiamo e lo rimpiangiamo. Ho avuto la fortuna di averlo come Consigliere e amico nel periodo della mia Presidenza alla Fondazione Roffredo Caetani, ma lo conoscevo  da una vita, da quando, negli anni Settanta, entrai come Consigliere nella stessa Fondazione e lui, che già si era fatto apprezzare come
geniale inventore dell’arte di riconoscere, ammirare, rispettare e difendere la Natura, mi aveva ovviamente preceduto nel privilegio di servire una Istituzione come quella creata da Lelia Caetani  con la collaborazione del marito Hubert Howard. Poi abbiamo vissuto molti, lunghi e preziosi anni di  amicizia e di impegno comune sia a profitto
della Fondazione che, in generale, a difesa dell’ambiente. Non solo quello di Ninfa e Sermoneta.  Alla Fondazione Lui ha dato tutto se stesso ed ebbe il colpo di genio di “inventarsi” il nuovo parco di Pantanello, aderente a Ninfa, destinandolo a culla per il recupero della vegetazione spontanea precedente la bonifica delle paludi. Là
dove la Fondazione gestiva un terreno agricolo di circa cento ettari, ebbe quell’idea, che fu realizzata col contributo di Arturo Osio, altro Presidente, altro amico della Natura nonché ex Presidente della Giunta regionale del Lazio, come allora si chiamava. Buon terzo collaboratore fu Lauro Marchetti, all’epoca Direttore del Giardino di
Ninfa. Pantanello fu sacrificato all’agricoltura e votato alla Natura spontanea che oggi lo caratterizza, dopo le diverse iniziative che prese un altro Consigliere, Maurilio Cipparone, che ne fece una palestra di piccole Guide del Parco, impegnando migliaia di giovanissimi studenti delle città vicine e svolgendovi il primo Bioblitz, ventiquattrore d’apertura alla ricerca di piante autoctone e di piccoli animali che vi abitano.

Di Fulco Pratesi dico soltanto queste poche parole di ricordo affettuoso, perché altre e più importanti fonti parleranno della sua fondamentale attività di Presidente del WWF e di inventore di oasi e riserve di protezione. Riposi in pace.

Un personaggio che non sarà facilmente dimenticato. Riposi in pace.

26 Febbraio, 2025 - Nessun Commento

VENTOTENE, NUOVO INCONTRO SULL’EX ERGASTOLO

Si è tenuto presso la Biblioteca Nazionale Centrale l’incontro del Commissario di Governo Giovanni Macioce responsabile del progetto di restauro e riutilizzo a fini culturali dell’ex ergastolo borbonico di Santo Stefano di Ventotene con Luigi La Rocca, Capo Dipartimento Tutela Patrimonio Culturale e Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale indicati dal  Ministero della Cultura come rappresentanti del Ministero nel gruppo di lavoro per la costituzione della Fondazione che gestirà lo stesso edificio monumentale. “E’ un momento di grande concretezza per il futuro polo culturale di Santo Stefano”, ha commentato Macioce. E’ in corso di definizione una visita congiunta sull’isola di Santo Stefano per visionare i lavori in corso.

9 Febbraio, 2025 - Nessun Commento

BIBLIOGRAFIA PONTINA

BIBLIOGRAFIA PONTINA

“LA TRADIZIONE DELLE PROCESSIONI A TERRACINA”. E’ una piacevole ricerca delle tradizioni religiose espresse attraverso le processioni nella storia della città di Terracina. Lo ha scritto Anna Maria Masci, edizioni Ventus. L’Autrice si sofferma su alcune delle migliori tradizioni popolari (le processioni della Madonna del Carmine, di San Silviano, dell’Assunta, del Corpus Domini, di S. Antonio, di San Cesareo, alcune tuttora celebrate e frequentate, altre che pur avendo perduto parte della loro originaria importanza, ricordano come i Terracinesi siano riusciti a superare le molteplici avversità del percorso aggregativo anche confidando in riti che sono andati via via precisando i nuovi significai che la religione e lo stesso popolo ha loro attribuito.

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“QUEL BALLO CON IL DUCE”. E’ il risultato del recupero di un antico
diario di Stella Carfagna fatto dalla nipote Daniela Carfagna, persona
nota a Sabaudia e in provincia per la dedizione e la professionalità
con cui ha curato per decine di anni la documentazione della vita della “città nuova” di Sabaudia, contribuendo in maniera decisiva al salvataggio delle memorie civiche, e dei documenti di nascita e sviluppo della Città. Autrice di numerose altre pubblicazioni, Daniela
Carfagna appartiene ad una numerosa famiglia  originaria di Priverno
ma sparsa ormai sul territorio pontino, che ha segnato numerosi contributi allo sviluppo della società locale. Il diario racconta in toni leggeri ma profondi la lunga vita di Stella Carfagna e le sue
avventure e aneddoti, tra i quali quello di quando, nel corso di una festa dedicata ai primi anni della città di Sabaudia, ebbe l’occasione di essere invitata a ballare da Benito Mussolini. Un episodio che si potrebbe giudicare “minore” se non si rifacesse alla vicenda della nascita e affermazione della “Città nel Parco”, quella Sabaudia nata
come seconda “città nuova” ed oggi affermato centro del Razionalismo,
della Natura, della frequentazione di intellettuali e artisti  come Moravia, Pasolini, Emilio Greco, e del Turismo. Edizioni Atlantide, dirette da Dario Petti.

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“LA CUCINA AL TEMPO DEI CAETANI”. Proseguendo la sua ultradecennale
ricerca del rapporto tra società e alimentazione, attraverso lo studio
dei prodotti agricoli della produzione locale, il professore Giuseppe Nocca – stavolta con la collaborazione attiva di  Anna Maria Masci (che firma con Nocca il congruo volume) – si immerge nella ricerca dei cibi maggiormente “frequentati” durante il periodo in cui la nobile Famiglia Caetani visse e si affermò tra Sermoneta, Fondi e Minturno.
Lo studio, in particolare, si sofferma tra il XV e il XVIII secolo. Ne viene fuori una narrazione leggera e seria, ricca di “scoperte” o riscoperte , di analisi scientifiche dell’evoluzione dell’arte
culinaria vista dalla parte degli alimenti che vennero utilizzati e che consentirono lo sviluppo della società contadina, “borghese” e nobiliare. Un piacevole percorso attraverso i tempi, il lavoro dei campi, la fantasia della cucina popolare o raffinata, che impegna il
lettore per quasi 500 pagine. Pubblicato da Ali Ribelli di Gaeta, direttore di redazione Jason R.  Forbus.

 

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“APPRODO”. Conosco Giuseppe Napolitano da quando il Padre Nicola
ricopriva con prestigio l’incarico di  preside di un Istituto
superiore di Formia. Giuseppe Napolitano è la rappresentazione dal
vivo dell’adagio secondo cui l’allievo (figlio) supera il maestro (il
padre), ammesso ma non concesso che questo genere di competizione sia
applicabile alla Poesia. E una bella produzione poetica è l’opera
“Approdo” (Oloklérose, nella trasposizione della traduzione greca). Il
volumetto èdito dalla Volturnia Edizioni è la intesi di un felice
incontro tra un Autore italiano, una curatrice letteraria greca
(Margarita Emnimadi-Matalsi),  e traduttrici greche (Yoùla Bleta,
Metàfrase, e Ghioùla Mpreta) . La raccolta di poesie è accompagnata
dal testo greco tradotto (e riportato nella grafia ellenica). Di
Napolitano si può dire tutto – incluso l’aspetto solenne ricercato
attraverso una folta e ribelle capigliatura ed un’ altrettanto solenne
barba al vento – ma non che non sia un poeta ispirato e un ricercatore
di sensazioni messe a disposizione di chi legge. Un’opera originale
anche per lo stretto aspetto editoriale.

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“LA PALUDE, L’ORGOGLIO”. E’ un’opera prima, un libro che un professionista calabrese (ora in pensione) , l’avvocato Gino Minà, trasferitosi negli anni Sessanta del secolo scorso a Latina, dove è diventato anche giornalista, ha dedicato alla sua nuova Città di
elezione. Già il titolo rivela l’assunto, sintetizzato dal sotto-titolo “Breve panoramica sulla storia di Littoria-Latina”. In verità la brevità della storia narrata non deve confondersi con la
storia personale che Minà ha vissuto nel capoluogo pontino dove, cessata l’attività giornalistica di cronista giudiziario ha poi esercitato la professione di avvocato, concludendola con quella giudicante di G.O.T. (giudice onorario del Tribunale). Il libro si
muove agilmente nelle vicende cittadine, delle quali si sente non solo
narratore, ma anche partecipe percorrendo le vicende essenziali e
primarie dei suoi sessant’anni di nuova cittadinanza.

 

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