7 Novembre, 2025 - Nessun Commento

GAETA. UN INOPPORTUNO CAMBIO DI TARGA

Gaeta è sicuramente una delle città più interessanti – storicamente e per pregi naturali – del Lazio e anche d’Italia. Negli ultimi 70 anni ha fatto notevoli progressi nel campo dell’ammodernamento, ma sconta un peccato originale di opportunità storica. Essa rivendica, giustamente, la propria storia, che è antica e ricca e nobile, ma a volte sceglie di camminare indietro come i gamberi. Solo che, a differenza di questi, non è un improvviso timore che la costringe a ripiegare all’indietro, come quei piccoli crostacei, ma il desiderio di rivendicare ( e a volte imporre) la sua visione della Storia.

Questa, si sa, è come la legge: può essere dura ma va rispettata perché è la Storia. A Gaeta, invece, alcuni cercano di tornare indietro per una sorta di  malinconica nostalgia. La sua ultima Storia è legata ai Borbone di Napoli e alle vicende che in Italia si sintetizzano nelle parole RISORGIMENTO e UNITA’ D’ITALIA. A Gaeta è stato fondato (ma non so se funzioni ancora) un movimento che è diventato aggregato politico (accettato dallo Stato e partecipante ad elezioni politiche, sia pure con scarsi risultati). A Gaeta, ricercatori di storia e cittadini che sono affezionati alla storia del Settecento – Ottocento, hanno scritto libri rievocando in particolare le vicende dell’ultimo assedio, quello iniziato il 5 novembre 1860 e conclusosi l’11 febbraio 1861 con la caduta della piazzaforte di Gaeta sotto i tiri dell’artiglieria dell’esercito Piemontese guidato dal generale Cialdini e la resa firmata a Villa Caposele a Formia. (nella foto di Eugenio Savaistre su Wikipedia la fortezza di Gaeta dopo l’assedio).

L’ultimo gravissimo episodio di quell’assedio e della temibile efficacia dei cannoni rigati Cavalli, fu lo scoppio della polveriera S. Antonio, centrata il 5 febbraio 1861 da un colpo che uccise molti soldati e anche molti cittadini. Dopo quell’episodio, e ormai certo  di non poter ulteriormente difendere la piazzaforte, Re Francesco II di Borbone lasciò, a bordo di una goletta,  Gaeta con la moglie Maria Sofia di Baviera (che si era battuta come un autentico soldato-crocerossina,  nel corso dell’assedio) e con un cospicuo seguito di conti, duchi, baroni che si sottrassero  alla sorte degli sconfitti, chiedendo ospitalità al Papa.

L’ esplosione della polveriera Cittadella e S. Antonio seminò morte tra i soldati e i cittadini e merita di essere ricordata nei libri di storia. Altri morti c’erano stati per i colpi e gli attacchi di Cialdini da terra e dall’ammiraglio Persano dal mare. Purtroppo era quello che una guerra combattuta ”pretende”.

Ma dietro quegli episodi c’è tutta una saga che si chiama Risorgimento, che ha conosciuto tanti altri morti, imprigionamenti, esili, perché auspicava un’Italia libera e unitaria, anziché divisa in tanti staterelli più o meno prepotenti e illiberali. Tra questi, anche il regno di Napoli o delle Due Sicilie retto dai Borboni. Chi vince, alla fine, è quello che ha ragione ed è anche quello che racconta la storia ufficiale. Ma la storia dell’Italia unita è stata raccontata con gli osanna degli “unitari”, ma anche con la saggezza neutrale di tanti storici. Parce sepultis.

Valeva proprio la pena ritirare fuori, con un gesto ufficiale, compiuto da un Sindaco (non so se anche dal Consiglio comunale e non so se con l‘approvazione del Governo che è il garante dell’Unità italiana attraverso la Costituzione) che ha sostituito una targa toponomastica  che dedicava un particolare luogo di Gaeta  “Al Risorgimento italiano” (lo leggo dai giornali), con  una dedicata, come alternativa e quasi come rifiuto della precedente, ad un triste e luttuoso episodio di una guerra perduta? Ed in presenza di un rappresentante ufficiale della famiglia dei Borbone? Come se Gaeta rivendicasse la sua pur antica e gloriosa indipendenza comitale e reintrodurre Dauferio come massima autorità?

So che queste considerazioni potranno suscitare reazioni  e dispetto. Sono anche io un discreto  conoscitore di quella storia. Sommessamente (con le parole) ho voluto esprimere una mia opinione.

 

30 Ottobre, 2025 - Nessun Commento

NUOVO MASTER PLAN E VECCHIE MANCANZE

La grande “star” di questi giorni è il master plan per il centro storico di Latina. Ossia il progetto che nel giro di circa 50 anni (se approvato) dovrebbe modificare le direttrici principali del nucleo di fondazione di Latina. Non l’intero impianto disegnato da Oriolo Frezzotti nel 1932, ma alcuni fondamentali “spot” che daranno una sottolineatura alle strade principali e , di conseguenza, incideranno probabilmente anche sull’intera gestione della parte più “antica” della Città, in vista del suo Centenario.

Non sono un urbanista, ma ho la presunzione di essere un cittadino attento e affezionato a questa Città in cui vivo da oltre sessant’anni, e che percorro abitualmente a piedi, e perciò osservo e conosco, purtroppo anche nei dettagli di questi sfortunati, disordinati e malandati anni di gestione .

Ho, inoltre, piena fiducia nel “pacchetto” dei progettisti, che conosco in parte per fama, in parte per conoscenza personale: gente seria, concreta e di buon gusto, che non pretende di sovrapporsi a Frezzotti, ma aspira a dare un volto moderno alla sua progettazione.

In definitiva, mi auguro che qualcosa finalmente cambi a Latina (e sottolineo il nome “Latina”, (città nuova un tempo, e che ora deve diventare anche moderna). E nel frattempo, poiché sono anche un suo osservatore interessato, desidero qui sottolineare che il master plan dovrebbe camminare velocemente anche per superare alcune piccole ma importanti carenze che rendono presuntuosa e brutta la Città.

Un’osservazione: il master plan evidenzia ed enfatizza alcune soluzioni: oggi, invece,  Latina mostra, tra le altre, alcune pesanti pecche, un po’ per incapacità di trovare soluzioni e un po’ per pigrizia mentale dei nostri amministratori, che si dedicano ai ghirigori nell’Isola Pedonale (ma la fracassano aprendone il lato orientale); e trascurano altre due cose, che ne dimostrano la sciatteria gestionale.

Le due cose (che qui cito solo come esempio) sono:

–          Il fatto che almeno in due occasioni importanti Latina viene rappresentata come incapace di risolvere il problema degli accidenti che vi si verificano, come  il marciapiede “sfondato” in via Fabio Filzi (via importante), davanti all’edificio dell’ Inail. Il Comune combatte col Condominio, ognuno ritenendo che debba essere l’altro a fare i lavori di ripristino. E intanto sono passati molti mesi in una situazione di inaccettabile precarietà,

Altra situazione si precarietà è quella dell’edificio che a suo tempo distrusse il disegno di Frezzotti di completamento di piazza del Popolo, interrompendone la continuità edilizia con l’enorme palazzone (mi pare di ricordare che dovesse essere di una società cinematografica, ma non ci giurerei) nel quale ha sede la Libreria Feltrinelli. Per un’intera giornata tutto il marciapiedi (e connesso parcheggio) è rimasto sbarrato. Ora i giorni  sono diventati settimane e le settimane più di un mese. Lo sbarramento è ancora là a causa di cadute di pezzi di cornicione. Né si sa quando cominceranno i lavori. L’immagine complessiva è di una città precaria, che si sbriciola (era accaduto circa un mese fa anche a un altro palazzo di via Fabio Filzi, lato sud, recintato con tutto il marciapiedi. Ma qui sono stati rapidi a prendere decisioni).

–          Un ulteriore “marker” di distratta gestione della Città sono le fontane pubbliche: quelle più importanti e simboliche sono:  la fontana antistante il Comune, che ogni tanto va a secco per essere ripulita. Era asciutta fino  qualche giorno fa, ora ha ripreso a zampillare. Invece la bella fontana di piazza della Libertà, donata dalla città di Asti, resta inutilmente asciutta da mesi, come  il fontanile (anzi i fontanili) alla base della statua della Madonna, a piazza San Marco, che  sono completamente a secco e anche un po’ sporchi. Con tanto spiegamento di spazzini, di camion e camioncini di Abc che il Comune “regala” all’Isola pedonale, se ne  potrebbe dislocare qualcuno per fare ordine pochi metri più in là. Invece, la fontana di San Francesco ha conosciuto un po’ di acqua solo per qualche mese dopo l’inaugurazione. Da allora è un deserto di cemento. Lo lasciamo così?.

21 Ottobre, 2025 - 1 Commento

UNA CITTA’ LERCIA E SCIATTA

Della Città in cui si vive piacerebbe sempre evidenziare i pregi e le positività. Da tempo, invece, Latina costringe ad essere citata per le sue negatività. Di quelle che riguardano l’ondata impressionante di criminalità si dovrebbe dire che è il male del tempo, ma non ci rassegniamo a questa “fatalità”. Essa è riservata alle sempre benemerite Forze dell’Ordine. Ma anche in questo campo le cose non succedono per virtù propria. Se non si fosse inventata la “movida”, forse, non staremmo a piangerci sopra. Ma, soprattutto, se non ci fossero uomini (e donne) solitari che  si fanno coraggio a forza di cocaina e crack, il mercato della droga sparirebbe per mancanza di clienti. Quindi i drogati meritano di essere puniti come gli spacciatori. Gli uni sono indispensabili agli altri.

Ma, tornando da argomenti di civiltà o di inciviltà del vivere, il discorso batte sempre sulla spazzatura. E’ ormai inaccettabile che da tre anni gli Amministratori non abbiano saputo risolvere il problema e continuino a “litigare” con ABC su una questione di bilancio che riguarda quelli che dovrebbero essere i “proprietari” dell’azienda incaricata, ossia gli Amministratori della Città. Quest’ultima è ormai definibile solo con l’ aggettivo “lercia”.   Ossia sudicia e sporca a tal punto da provocare disgusto e ripugnanza. E’ la definizione di Google, peraltro di origine manzoniana. Quando il Comune chiede al Cittadino di pagare una Tari spesso onerosa, il Comune ha l’obbligo di garantire il servizio. E se ABC, in questo momento di transizione, rivela tutte le sue pecche, è il Comune che deve provvedere (sia pure in via transitoria) a ricorrere a mezzi eccezionali. Il servizio costerà di più? Ma parliamo di uno di quei servizi senza dei quali la Città diverrebbe come l’Hamelin invasa dai ratti e provocatrice di malattie (a proposito: ma le autorità sanitarie dove stanno?).

Una volta dicemmo che i cattivi maestri generano pessimi scolari. Forse gli Amministratori desiderano acquisire questo merito?

Anche perché la Città non è solo lercia: essa è anche “sciatta” , nel significato che, sempre su Google, è: il termine “sciatto” significa, sempre nella versione di Google,  “ trascurato, negligente e si riferisce a qualcuno che non presta attenzione alla propria cura personale o al proprio lavoro. Può descrivere anche un lavoro fatto senza impegno o con sommarietà”. Cioè, gli Amministratori fanno il loro lavoro (pagato da noi Cittadini) “senza impegno e con sommarietà”. Ve ne diamo alcune foto-simbolo che pubblichiamo. Chissà se gli Amministratori batteranno un colpo, o continueranno a gloriarsi di aver dotato l’isola pedonale del collegamento Wi-Fi. Nientedimeno.

 

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