Archivio per Novembre, 2018
28 Novembre, 2018 - Nessun Commento

LA PIANURA PONTINA RIDIVENTA PALUDE?
COSA CI INSEGNANO LE ULTIME ALLUVIONI

1993La volta precedente fu nei primi giorni del mese di ottobre dell’anno 1993. Furono i giorni in cui Latina andò sott’acqua: piazza del Popolo contava trenta o quaranta centimetri di acqua, proveniente da nord; centinaia di scantinati, garage ipogei, giardini e centinaia di ettari coltivati finirono sommersi; i canali strariparono, incluso il povero e solitamente deserto canale delle Acque Medie. Eravamo diventati Venezia con l’acqua alta, non una pianura bonificata di cui si dicevano grandi e a volte mitiche cose. E tutti a prendersela col Consorzio di Bonifica. Non mi va di difendere il,Consorzio che, essendo pubblico, per definizione l’opinione pubblica ritiene inoperoso. Il Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino ha perduto certamente molte menti tecniche, a favore di personale generico. Che per di più non viene spesso pagato. La Regione – bianca, rossa o seminera – non è mai stata in grado di capire a cosa serve un Consorzio in un’area che si allaga per natura. Ora è esplosa una nuova crisi: in un mese, tra ottobre e novembre, abbiamo avuto tornado, devastazioni della duna costiera, allagamenti, esondazione di canali e di fiumi, ed ancora una volta ci siamo detti: non funziona il Consorzio di Bonifica. Ma proviamo ad essere un po’ più seri, e proviamo a ragionare non per partito preso o per sentito dire.

Se il Consorzio afferma che tutte le sue idrovore, sparse tra Latina e Terracina, sono in piena efficienza (e debbono esserlo sempre), perché affermare il contrario e azzardare tesi non accompagnate da cifre su ore di pompaggio, volumi pompati, quantità di efficienza spiegata? Il Consorzio dice bugie? E allora mettiamolo alla berlina con i numeri, non con le parole che
seminano solo avversione e giustizialismo.
Proviamo a fare una riflessione seria e smitizzata della Bonifica. E prima ancora non dimentichiamo che negli ultimi dieci anni il Consorzio ha dovuto fare le turnazioni per prelevare acqua da irrigazione, perché di acqua non ce n’era. Non dimentichiamo che anche il lago di Ninfa due anni fa si ritirato per una crisi idrica formidabile. Ciò per mancanza di acqua. Ossia, ricordiamo che
stiamo subendo fenomeni di carenza idrica e di eccesso idrico, che non dipendono solo da un ente, ma dall’uomo in quanto abitante su questa terra di cui sta sconvolgendo le regole fondamentali. E torniamo alla Bonifica, sulla quale mi sento di invitare ad alcune riflessioni. 1. La Bonifica non è mai stata ultimata dal fascismo, perché nel 1938 (e ancora prima, nel 1935) il
fascismo si è dedicato al pericoloso gioco del fare le guerre: costruire le colonie come mattoni di un
impero di pastafrolla, e bombardare coi gas asfissianti popolazioni africane; mandare uomini e denaro in Spagna; e poi imbarcarsi in una avventura folle dichiarando guerra a Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti! E preferivano i cannoni al burro. E urlavamo la nostra gioia e il nostro orgoglio di prossimi combattenti sotto il balcone di Palazzo Venezia. A disastro combinato, fu
necessario riprendere tutto in mano: per riparare i danni e per completare le opere lasciate a metà dal fascismo, e per recuperare i grandi motori di Mazzocchio che la Germania, alleata del fascismo, aveva rubato e stava trasferendo nei propri confini.
2. la Bonifica non solo non è stata ultimata, ma è stata progettata per situazioni climatiche di quasi cento anni fa, con sezioni di canali e fiumi che oggi si mostrano incapaci di accogliere e smaltire i volumi d’acqua che si rovesciano dal cielo in tempi ristretti. E se il Consorzio non tenesse sempre accese le idrovore, saremmo sempre sott’acqua.
3. Anche oggi sono state progettate vie d’acqua del tutto insufficienti: basti pensare che i terreni a monte dell’Appia, tra Latina Scalo e Cisterna, sono costantemente sott’acqua per una decina di ettari a causa della incapacità di smaltimento dell’idrodotto costruito una trentina di anni fa esattamente al bivio dell’Epitaffio. E in quel caso, a parte il Consorzio, ci furono anche l’Anas, la Provincia e il Comune che crearono una via di scolmatura che oggi esplode. Quanto ci vorrà perché anche in quell’incrocio si formi prima o poi una voragine come sulla Pontina?

4. Ma, soprattutto, quante migliaia di case sono state costruite abusivamente in campagna e in città ignorando i sistemi di sgrondo delle acque e bloccandone i deflussi? Anche il supermercato Morbella – questo autorizzato – è stato costruito dentro il letto del fosso Morbella, che non scolma più. E quante case abusive e condonate hanno ostruito il reticolo di canali e canalette in campagna facendo da tappo ad un ordinato deflusso delle acque? Forse anche la disastrosa voragine della Pontina che ha provocato un morto e interrotto una strada costruita appena sessanta anni fa, può essere stata causata dal riversamento di acque un tempo non previste in quell’unico canale che è diventato un fiume ed ha scavato il sottosuolo della Pontina. Perché l'abusivismo edilizio (guardate la pianura pontina dal cielo e non da terra) ha cementificato mezzo sistema idraulico. Mi chiedo: tra i tanti enti interpellati per varare un condono edilizio disastroso, è stato interpellato anche quell’ente che dovrebbe presiedere al governo delle acque? Non lo so, ma mi farebbe piacere saperlo. E farlo sapere anche agli abusivi che spesso si trovano con la propria casa sott’acqua.

17 Novembre, 2018 - Nessun Commento

RICORDO DI ELIO SELLINO, IDEATORE ED EDITORE
DELLA STORIA DI FORMIA ILLUSTRATA

ElioLATINA  – La collana “Il tempo e le città”, in cui è inserita la monumentale monografia su Formia, ideata e diretta dall’editore Elio Sellino, è dedicata alle storie di grandi città come Torino, Milano, Bologna, Genova, Perugia, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna, Rimini, Terni, Salerno e Avellino. Elio Sellino, nato a Formia il 31.3.1939, effettua gli classici studi presso il Liceo classico Vitruvio Pollione di Formia e l’Istituto Orientale di Napoli. Per 30 anni è stato Direttore della grande Biblioteca Feltrinelli di Milano. Nel 1983 fonda nella repubblica di San Marino la casa editrice A.I.E.P. e pubblica la prima serie della collana “Il tempo e le città” , con le storie di Bologna, curata da Renato Zangheri (8 vol.), di Ravenna (4 vol.), di Ferrara (4 vol.), di Reggio Emilia (4 vol.), di Modena (4 vol.), di Rimini (4 vol.). Nel 1990 la Casa editrice, nel frattempo divenuta Elio Sellino editore, si trasferisce a Milano e pubblica la storia illustrata di Torino, curata da Valerio Castronovo (12 vol.), di Milano curata da Franco della Peruta (10 vol.), di Genova (6 vol.), di Perugia (6 vol.), di Terni (3 vol.). Nel 1995, Elio Sellino si trasferisce ad Avellino dove pubblica la monumentale storia illustrata di Avellino e dell’Irpinia in 9 volumi e quella di Salerno in 5 volumi. Pubblica inoltre diversi saggi e la rivista “L’Irpinia illustrata”.

Come diceva lo stesso Sellino: “ La storia della città è storia degli uomini, della loro capacità di stare insieme, di trasformare l’ambiente, di costruire realtà e situazioni sempre nuove”, così Formia ha avuto nei secoli della sua lunga storia una trasformazione ambientale e architettonica notevole che possiamo seguire leggendo i volumi dell’opera ed ammirando le numerosissime illustrazioni che la completano.

La raccolta divisa in cinque volumi illustra la storia di Formia: volume primo Epoca Romana, a cura di Elisa Romano; volume secondo Medievale, a cura di Mario D’Onofrio; volume terzo Età Moderna, a cura di Aldo Di Biasio e volumi quarto e quinto Età Contemporanea, acura di Pier Giacomo Sottoriva. Si ci è avvalso, inoltre, del contributo di studiosi e storici di fama nazionale e locale, attingendo a preziose documentazioni fotografiche e iconografiche provenienti da collezioni di privati cittadini formiani.

Elio Sellino, che era anche Direttore del Centro di Ricerca “Guido Dorso” per lo studio del pensiero meridionalistico di Avellino, scompare prematuramente il 30 settembre 2012.

Renato Marchese

3 Novembre, 2018 - Nessun Commento

SIMONE CORSI, EROE DI CISTERNA
DELLA 1° GUERRA MONDIALE
PRESENTE IN FRIULI E IGNOTO DOVE NACQUE

di Pier Giacomo Sottoriva

1. SANTINO RICORDO 1919 20171102_165625 20171102_165732 (1)L’Italia ha ricordato in questi giorni il compimento dei cento anni dalla conclusione della Prima Guerra Mondiale (iniziata, per noi italiani, il 24 maggio 1915). E’ stato un ricordo molto tranquillo, anche per la buona ragione che Austria e Italia sono parti della stessa Europa, malgrado certe recenti incomprensioni e certe avventurose congetture galleggianti nella politica nazionale molto disinformata.

Chi scrive questo blog aveva già commemorato un centenario, lo scorso anno, ed esattamente il 2 novembre del 2017, quando fu invitato da un piccolo, grazioso centro del Friuli che si chiama Morsano al Tagliamento. Morsano ha una frazione – che in realtà è un altro piccolo ed organizzato paesino – il cui territorio si svolge lungo la sponda destra del fiume Tagliamento, e che si chiama, appunto, San Paolo al Tagliamento. Qui tra la fine di ottobre e i primi di novembre di cento anni fa si addensarono moltitudini di soldati italiani che arretravano dopo la rotta di Caporetto, e che tentavano di riorganizzarsi su posizioni più arretrate.

In quei giorni, i fiumi della pianura isontina e del tratto più meridionale, fino al Piave, erano gonfi per le piogge che trasformano il “Tiliment” (nome locale del Tagliamento) in un vorace e impetuoso torrente, che raggiunge anche i duemila metri di larghezza, e che spesso esonda. Le strade, pure abbastanza lontane, debbono essere protette con contrafforti rialzati per impedire che l’esondazione aggravi i danni che arreca a campi e case, Presso san Paolo al Tagliamento, nel 1917, era stata creata un’area destinata a contenere l’avanzata austriaca. Il fiume separava i due eserciti, e mentre quello italiano si adoperava per impedire l’attraversamento del corso d’acqua, gli Austriaci erano interessati alla opposta condizione. Vennero gettati ponti provvisori, passerelle di fortuna per far attraversare le acque rigonfie al maggior numero possibille di soldati, mentre l’Esercito italiano vi si opponeva tra il ponte di Madrisio e San Paolo.

Ho visitato quei luoghi quando, il 2 novembre 2017, il Comune di Morsano, la Pro Loco di San Paolo e tutti coloro che danno la loro collaborazione al buon vivere dei loro centri, decisero di organizzare una giornata in ricordo di un soldato italiano che era rimasto ucciso proprio quel 2 novembre, sul greto del Tagliamento. Si chiamava Simone Felice Corsi, era nato a Cisterna di Roma (oggi di Latina), aveva 22 anni, aveva raggiunto la zona di guerra il 24 maggio 1915, aveva, quindi, vissuto quasi tutte le vicende belliche che impegnarono Italiani e Austriaci nelle dodici battaglie sull’Isonzo, aveva ricevuto i gradi prima di Caporale poi di Caporal maggiore, ed era stato destinato ad una postazione di mitraglieri che si opponevano all’avanzata austriaca.

La postazione si trovava, appunto, sulla sponda destra del fiume, era comandata da un Tenente, affiancato da un sottufficiale. Faceva parte di questa unità anche il Caporal Maggiore Simone Corsi. Durante un attacco prolungato, la postazione venne aggredita a colpi di fucile, di bombe a mano, di mortai e il fuoco nemico aveva ucciso prima l’ufficiale, poi il sottufficiale. Simone Corsi era rimasto ferito, ma nonostante questa condizione sfavorevole, aveva assunto il comando dell’unità, per tenere aggregati gli uomini, evitandone lo sbandamento, e garantendo la resistenza con un fuoco ostinato e coraggioso. Quando le cose stavano volgendo al peggio, Simone Corsi, vincendo i limiti della sua ferita, si era lanciato contro i primi soldati imperiali che stavano per guadagnare terreno, divenendo, così, bersaglio di raffiche che ne stroncarono la giovanissima esistenza.

La sua storia di Eroe fu quasi immediatamente ricostruita dal comando militare italiano che lo propose per la Medaglia d’Argento al Valor Militare, che gli fu immediatamente conferita. La sua salma, ritrovata dall’allora parroco di Morsano al Tagliamento, dom Eugenio Bertolissi, fu da lui fatta inumare nel piccolo e ordinato cimitero, dal quale venne rimossa nel 1922 per tornare nel suo paese natale, Cisterna di Latina. Fotografie testimoniano quel ritorno.

UNA STORIA DUE DESTINI – La storia di Simone Corsi ha poi conosciuto due destini diversi: mentre a San Paolo al Tagliamento lo hanno praticamente adottato come icona di quella guerra sanguinosa e commemorato con una giornata di manifestazioni (mostra di cimeli bellici, annullo postale speciale, conferenza storica, visita ai luoghi della battaglia e, a sera, onore alla memoria sul greto del fiume Tagliamento con deposizione di una corona di alloro e lo squillo della tromba che suonava il Silenzio, alla presenza di rappresentanti dell’Amministrazione, di studiosi, di Associazioni combattentistiche e di Arma, di un cappellano e di cittadini), a Cisterna non è stato mai ricordato. Ed era l’unica Medaglia d’Argento conquistata da quel paese nella Prima Guerra Mondiale.

Quando la salma rientrò in paese, gli venne dedicata una strada che partiva dal centro (il c.d. Monte) e proseguiva fino a Villa Corsi. Negli anni passati la strada è stata spezzata in due tronconi, uno dei quali è stato dedicato a Nino Bixio, eroe dell’Unità d’Italia, oggi sconosciuto alla maggior parte dei giovani, ignoranti di storia patria. All’Eroe Simone Corsi è stata conservata la metà della strada originaria. Poi, durante lavori di sistemazione delle cappelle gentilizie del cimitero, è stata rimossa ed è sparita la corona di ferro che lo Stato Italiano aveva donato a Simone Corsi. Nessuno si è premurato di chiedere se i parenti tenessero a quel triste ma glorioso ricordo. Scomparsa e basta. Ricerche inutili.

Veniamo all’oggi. Il Comune di Cisterna ha organizzato una serie di cerimonie dal 4 all’11 novembre per ricordare gli eventi di cento anni fa. La memoria dell’unico Eroe di Cisterna in quei cento anni è stata del tutto ignorata.

Per contro nel Friuli, il paese di Morsano e la sua frazione di San Paolo al Tagliamento, il comitato organizzatore dell’avvenimento del 2017 e un noto studioso di storia di quella guerra in Friuli, il dottor Marco Pascoli, direttore del Museo della guerra del Comune di Ragogna (Pordenone) hanno pubblicato un libro sulla battaglia in cui Simone Corsi perse la vita. E’ stato editato da un famoso Editore goriziano, Paolo Gaspari, che è lui stesso un appassionato studioso della Prima Guerra Mondiale.

Ha come titolo “La battaglia fra Madrisio e San Paolo al Tagliamento”. E per sottotitolo: “Il sacrificio di Simone Felice Corsi e l’azione dell’autunno del 1917″. Due diversi modi e due diverse sensibilità, che ricordano un antico motto: Nemo propheta in patria”. Simone Corsi può guardare con disinteresse a queste piccole vicende. Chi, pur non avendolo conosciuto, ne ha sempre sentito parlare, come il sottoscritto che era il nipote, non può nutrire altrettanto disinteresse.