2 Gennaio, 2024 - Nessun Commento

IL 14° VOLUME DELLE OPERE DEL PITTORE ANTONIO SICUREZZA

L’Ammiraglio Eugenio Sicurezza, già comandante generale delle Capitanerie di Porto d’Italia ed ora in meritato congedo, ha concluso la sua enorme e positiva fatica, iniziata anni fa, di rintracciare ovunque essi fossero, i dipinti del Padre, il grande artista di Formia Antonio Sicurezza, che fu anche mio professore di disegno alle Scuole Medie di Formia. Ha concluso una fatica che, quando iniziò, sembrava pressoché impossibile. Antonio Sicurezza è stato pittore prolifico, soprattutto dipingendo con colori a olio, ma non disdegnando i tratti semplici e scolpiti di carboncini, matite grasse e tutto ciò che innervava la sua fantasia compositiva.

Eugenio Sicurezza ha compiuto il suo lavoro editando il 14° volume dedicato al Padre, presso la De Luca Editori d’Arte di Roma, che ha firmato volumi di grande pregio artistico. Ho avuto l’onore e il privilegio di aiutare Eugenio Sicurezza nel suo primo e fondamentale volume della serie di 14 e questo mi ha procurato presso di lui un ricordo continuo, del quale gli sono grato.

La serie si conclude anche con il raggiungimento di un risultato “esterno”: la ricomposizione della grande pala d’altare dedicata alla chiesa formiana di San Giovanni e Lorenzo, nel rione di Mola. La pala era stata smembrata in più pezzi, alterando, così, l’intera composizione e compiendo una forzatura contro la quale Sicurezza Figlio si è fortemente battuto. L’ha vinta lui, riuscendo ad ottenere, anche con il sussidio della Soprintendenza, la ricomposizione del grande pannello, che ora fregia integro la chiesa formiana.

Il catalogo di Antonio Sicurezza ha raggiunto una cifra impressionante: 1151 dipinti sono stati rintracciati e identificati in tutta Italia, in Europa e alcune opere anche oltre Oceano. E’ una soddisfazione che si può conseguire raramente. Ora manca solo che anche il Comune di Formia (che al pittore ha riservato una sala nell’edificio comunale, si faccia l’onore di dedicare al pittore, una strada, un monumento, una piazza e contribuisca a sottolineare, come rappresentante del “genius loci”, il giusto merito di un suo figlio acquisito.

4 Dicembre, 2023 - 1 Commento

IL CIMITERO DI LATINA: UN IPOGEO QUASI SUBACQUEO

Sono trascorsi alcuni anni da quando un Sindaco di Latina ha deciso, con l’adesione della sua maggioranza, di appaltare ad un privato la gestione degli affetti ultimi, quelli che si raccolgono in un Cimitero. Il cimitero è quello di Latina. E’ Stato chiamato “ipogeo” perché non sorge (o almeno: non sorge del tutto) all’aperto, su uno o più campi, con tombe a interro e altre a minifabbricati, come accade in quasi tutti gli altri cimiteri, dove si costruiscono interi quartieri dei più svariati stili e cappelle pretenziose, cafone, gigantesche, a forma di tempio antico, a forma di casa, in una esibizione di ricchezza, di cattivo gusto, di stili arabi o nostrani. Latina fece a suo tempo una scelta giusta, razionale ed egalitaria. Il suo cimitero fu costruito al di sotto del piano di campagna con due scopi: il primo, quello di non introdurre differenze nella edificazione della cosiddetta “ultima dimora” tra abbienti e meno abbienti; il secondo: consentire una frequentazione al riparo
da eventi piovosi o da giornate troppo assolate.
Furono due scelte entrambe azzeccate. Ma sono state più o meno messe sotto silenzio dalla decisione di stipulare con un privato, una sorta di appalto degli affetti più intimi come quello che deriva dalla morte. Chi scrive ha fatto – purtroppo – esperienza diretta della gestione numero 1 (quella pubblica) e della gestione n. 2 (quella in appalto). Con la prima è andato tutto bene. Con la seconda è incorso in uno sgradevole fraintendimento (causato dal nuovo gestore), quando, dopo aver pagato una cospicua somma per poter tumulare il proprio Caro, ha dovuto superare inattese “difficoltà burocratiche”. Tra esse anche la negazione che un altro proprio Caro già albergasse nell’ipogeo da poco meno di trent’anni. E chi scrive ha dovuto sottoporsi all’accompagnamento di un dipendente della gestione privata fino a fargli constatare, in loco et de visu, che il primo Caro era effettivamente tumulato nell’ipogeo da circa un trentennio.
Chi scrive racconta queste spiacevoli cose a dimostrazione del fatto di aver ricevuto un peggiore trattamento nel caso dell’avvenuto appalto, rispetto alla gestione diretta del Comune. E poiché chi scrive è abituale frequentatore di quel luogo di ricordi e di dolore, è anche nelle condizioni di esprimere un giudizio da Cittadino sulla cattiva scelta dell’appalto dei sentimenti intimi ad un privato che, giustamente, ragiona prevalentemente in termini di interesse economico della sua gestione.
Il che ha generato due fatti: il primo che sono stati richiesti – con procedura legalmente seguita ed applicata – soldi come una tassa cimeteriale (immagino per manutenzione); il secondo, che non sono mai stati effettuati i restauri per impedire che l’ipogeo diventi subacqueo, a causa delle molte e gravi perdite di acqua piovana, che il “tetto” lascia infiltrare anche a ridosso dei locuili e della cosiddette “cappelline”.
E questa situazione è stata affrontata solo con sbarramenti e recinzioni che annullando le ”comodità” di accesso. In compenso, però, un settore dell’ipogeo è stato “arricchito” di nuove tombe che hanno avuto un costo per chi le ha costruite e, quindi, un prezzo per chi le ha acquistate.
Al termine di questa lunga premessa c’è da porre agli Amministratori della Città un paio di quesiti, premesso che chi scrive non ha mai letto la Convenzione tra il Comune e il privato gestore di sentimenti intimi: 1. è corretto questo comportamento (ossia la mancata manutenzione dell’ipogeo fino alla chiusura di alcune scale di accesso? 2. Cosa intende fare l’Amministrazione ove, dopo una attenta verifica della Convenzione scopra che l’appaltatore di sentimenti intimi non abbia fatto “a mestieri” ciò che probabilmente gli si chiede nella Convenzione? Ho la presunzione di sperare che gli Amministratori di Latina mi diano una risposta, magari utilizzando il metodo che un blog mette a disposizione e che trovano qui di seguito.

1 Novembre, 2023 - Nessun Commento

SEMPRE A PROPOSITO DI MONDEZZA. E MONDEZZARI

Latina ha proposto la sua candidatura a Città della Cultura. L’ “avversaria” locale è Gaeta. Conoscendo un po’ di storia e anche un po’ di storia dell’arte e del costume, credo che Latina dovrà battersi con le unghie e coi denti per superare, localmente, Gaeta. Ma le ambizioni possono essere virtuose e qui si interpreta l’ambizione di Latina come premessa per un deciso miglioramento della situazione attuale.

La situazione attuale, purtroppo, non è molto soddisfacente. Specialmente in quel settore che dovrebbe essere il primo requisito della “cultura” intesa come espressione dei comportamenti – non solo storici-artistici – di una Città che voglia essere rispettata. E le lamentele ricadono, ancora una volta, sul cattivo servizio di pulizia urbana. E’ stata ricostituita (in sostituzione delle precedenti e fallimentari esperienze) una società che si chiama ABC, ossia le prime lettere dell’alfabeto: interpreto il nome come l’Abc di una società urbana come Latina. Ma l’Abc resta irrisolto. La società non fa il suo dovere e il Comune, che ne è il “padrone”, non riesce a farglielo fare.

No, sbaglio: ho letto sui giornali di qualche giorno fa che Abc dovrà impegnarsi (si è impegnata) col Comune a pulire marciapiedi (mai puliti) e angoli dei marciapiedi “del centro”. Cioè, Abc dovrà dare soltanto ai cittadini del centro (immagino Corso della Repubblica da Palazzo M all’Isola pedonale, inclusa quest’ultima e magari viale Mazzini e il Tribunale) la pulizia. Non è un grande impegno, e, inoltre, non si capisce perché  solo “il centro” e non anche la periferia urbana, quella della Circonvallazione, ad esempio, ma anche
quella che sta fuori Circonvallazione.  Abc è pagata coi soldi dei contribuenti: perché solo i contribuenti del centro debbono essere privilegiati? Non è un Comune giusto quello che privilegia solo certe situazioni e non tutte le situazioni. A meno che non sia l’ultima prova richiesta ad Abc, prima di liquidarla.

Questo è un punto da spiegare. Ma non facciamo finta di nulla: la Città è sporca anche perché noi, suoi cittadini, la rendiamo tale. Siamo dei pessimi cittadini di una Città che ambisce ad essere riconosciuta Città della Cultura. Siamo degli insozzatori, sporcaccioni e ancora peggio. Basta guardare come depositiamo (e dove) i nostri rifiuti. Persino in centro, se due palazzi “eleganti” come
quello della Feltrinelli e quello del Monte dei Paschi (che sono collegati) diventano un disordinatissimo deposito di cartoni da parte di tutti i commercianti di via Diaz. E neppure li piegano, e neppure li legano, e vengono depositati anche con la pioggia, per cui si ritirano masse cartonate inzuppate di acqua.

Siamo in gran parte un popolo di incivili, anche se Abc concorre a farci tali, non fornendo una comunicazione che è una per dirci come comportarci, per dare un indirizzo, per dirci quali colori dobbiamo utilizzare per riempire i sacchi di carta, di vetri, di metalli. Sappiamo solo che vi sono i cassonetti dell’ “umido”, che nessuno ha mai pulito, che puzzano come debbono puzzare luoghi dove si depositano merci deperibili e alimenti fradici e che vanno in macerazione.

E noi, popolo di una ambìta Città della cultura, non sprechiamo neppure i sacchetti appositamente regalati da Abc per introdurvi l’ “umido”. Usiamo le sacchette che residuano dalla nostra spesa giornaliera, spesso senza neppure annodarle. La Cultura val bene un nodo a una sacchetta di mondezza. O no?

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