28 Gennaio, 2023 - Nessun Commento

LATINA, CITTA’ DOVE IL TRAFFICO E’ UNA MALEDIZIONE. PERICOLOSA.

trafficoLatina, città impossibile. Era nata per essere percorsa in bicicletta, ma oggi andare in bicicletta è un azzardo. E’ un pericolo che incombe costantemente. Forse venti o trenta anni fa ci fu un’Amministrazione che collocò alcune “rastrelliere” per parcheggiare le bici. E altre ne sono state messe negli ultimi cinque anni, soprattutto davanti agli uffici pubblici. Sono rimaste inutilizzate. La gente si è disabituata alla bici. Ma il Comune continua a spendere (inutilmente) soldi per convincere i suoi cittadini a muoversi in città con la bici. Ha realizzato un pezzo di
pista ciclabile urbana che nessuno percorre  (anche perché spesso usata come parcheggio dalle auto, come nella foto scattata in Via Cattaneo).  A parte i segnalimite, che i ragazzi di 13-18 anni continuano a calpestare con una proterva volontà distruttiva, al punto che ce ne è rimasto solo qualcuno in centro. Ora il Comune sta realizzando un altro tratto di ciclabile, impegnando piazza del Quadrato. In questo modo continua a sperare di convincere i suoi cittadini, ma i cittadini continuano ad andare in macchina e si lamentano che il Comune, facendo ciclabili, sottragga spazio agli scarsi parcheggi urbani.

A questo proposito, in città si sta notando una autentica invasione di auto. Ve ne sono migliaia che provengono dai paesi periferici (Lepini e città nuove): affluiscono negli uffici, vengono per i mega store che sono stati aperti. E occupano spazi insufficienti anche per i soli residenti fissi. Questi ultimi, a loro volta, si sono così imbolsiti
dopo il Covid (scusa universale per tutte le magagne umane) da non rinunciare alle loro auto neppure per fare a piedi dal Tribunale a piazza del Popolo. E la città rigurgita, letteralmente, di automobili fin dalle 9 del mattino. Le strade sono invase da auto in sosta per ore e ore, in ogni dove, occupando qualsiasi spazio, soprattutto quelli più vietati e pericolosi.

In questo sono aiutati dalla totale scomparsa dalle strade cittadine dei Vigili Urbani.

E la Città è affidata a se stessa e ai propri disordinati e scoordinati cittadini in automobile che hanno, ormai, acquistato un tale senso dell’impunità da commettere violazioni del Codice della Strada ogni volta che si muovono. I più numerosi conflitti con la buona Disciplina? Presto detto:

–        Parcheggiare in tutti gli incroci stradali, ma proprio “sopra” tutti gli incroci stradali

–        Parcheggiare sulle strisce pedonali (in particolare quelle di viale dello Statuto)

–        Aprire lo sportello dopo aver parcheggiato, senza badare se sta venendo un’altra auto o un ciclista o un pedone

–        Cambiare direzione di marcia senza usare le ”frecce”, gli indicatori di direzione

–        Uscire dai parcheggi senza dare la precedenza e senza segnalare la propria uscita

–        Ignorare la precedenza a chi attraversa sulle strisce pedonali (che spesso sono diventate invisibili a causa della mancata riverniciatura)

–        “bruciare” il giallo del semaforo anche all’ultimo istante (e attraversare col rosso). Un tempo questa era una prerogativa degli automobilisti napoletani. Oggi è costume di tutti. Se ci fosse in servizio anche una minima parte dei “Poliziotti locali”, le casse comunali sarebbero sempre piene di soldi provenienti da contravvenzioni.

Ma si va avanti così. E se non vi va bene, arrangiatevi. E fatevi del male.

20 Gennaio, 2023 - Nessun Commento

LA VIA APPIA PONTINA PATRIMONIO DELL’UNESCO?

6G tratto via appia tra fondi e itri gola di s. andreadi Pier Giacomo Sottoriva

Tredici Comuni della Provincia di Latina (Cisterna di Latina, Latina, Sezze, Pontinia, Sabaudia, Priverno,  Terracina, Monte San Biagio, Fondi, Itri, Gaeta, Formia e Minturno) hanno deciso di riunirsi in un Comitato per il  riconoscimento della via Appia Pontina come area di particolare interesse culturale, invocandone il riconoscimento come bene dell’Umanità da salvaguardare.  E’ una iniziativa che non può non meritare un plauso, almeno da parte di chi conosce la via Appia, da Cisterna (Le Castella) al fiume Garigliano. Si tratta di circa 106 chilometri, dai confini nord di Cisterna (Le Castella, km 49,4) al   fiume Garigliano (km 155) che segna i confini con la provincia di Caserta.

Lungo questo percorso esistono segni del passato, a volte modesti ma pur sempre significativi, a volte di grande importanza storica e monumentale (il mausoleo di Nerva, la tomba detta di Cicerone, la città aurunca di Minturnae) che sono, praticamente, dei “fantasmi” per  l’occhio disattento o non allenato a riconoscere le cose belle.
Soltanto pochi di essi sono riconosciuti e riconoscibili, mentre la maggior  parte scompare dietro la mera sconoscenza o dietro le città che li ospitano o gli ostacoli che li nascondono: un guard-rail, un muro, alberi, erba e vegetazione spontanee che li ricoprono.

Ma la stessa via Appia, in sé, sia come manufatto, sia come percorso storico è un monumento a cielo aperto le cui caratteristiche viarie e monumentali vanno sempre più e meglio rivelandosi, sia per un rinvenimento casuale, sia per uno specifico progetto di restituzione.
Negli ultimi anni, infatti, sono stati riscoperti (anche se ne era ben nota l’ubicazione) tratti lunghi o brevi tracciati. Tra essi merita un cenno sicuramente prioritario il tratto della via Appia romana, conservato in modo pressoché integro, all’inizio delle c.d. “gole di S.Andrea”, che iniziano dove la pianura  di Fondi diventa collina e cede la sua pacifica regolarità alle erte volute che i dislivelli compiono, fino al cimitero di Itri.

Si tratta di un segmento di qualche chilometro, abbandonato perché troppo erto, a favore di quelle curve che oggi smorzano l’asperità della salita (o la velocità della discesa) tra Fondi e Itri e che furono nei secoli scorsi anche teatro di agguati briganteschi (l’ultimo fu, addirittura, compiuto nell’immediato dopoguerra, a danni di un’attrice a quei tempi molto nota, Mirella Lotti). L’Appia romana scorre lungo il fianco della collina dirimpettaia, che si
inerpica senza pietà e che all’epoca delle bighe e delle carrozze aveva un senso, mentre successivamente perse quel senso, anche per chiari motivi militari (tanto che nel canalone che divide le due colline fu piazzato un posto fisso borbonico che si oppose, invano, ai Piemontesi e non solo ad essi.

Ma oltre a questo autentico monumento che rivela tutta l’ autorità” dei costruttori di strade romane (l’Appia fu la prima strada lastricata interamente da Roma a Capua, sostituendosi, così, ai fondi stradali in terra battuta), ma l’Appia è ricca anche di “modernità”, come i pochi residui segnali miliari di fine Settecento, fatti impiantare da Pio VI nel corso della sua bonifica. Oggi ne restano, forse, 11, e sono abbastanza protetti da un anonimato che è
sconoscenza e trascuratezza. Altri miliari, romani questi, sono visibili a Mesa e in singoli punti della consolare, e, purtroppo, sono  esposti al rischio dei predatori di beni archeologici, come quello di Foro Appia, che fu letteralmente divelto in una nottata dal sito in  cui era stato collocato dalla Provincia presieduta dal prof. Antonio Caradonna.

Altri tratti di Appia romana sono stati riportati alla luce a Terracina, nella città alta, a Fondi (con un ponte romano), a Itri, mentre alla Portella di Monte San Biagio è visibile un breve tratto di deviazione per evitare la strettoia del posto di guardia. Formia ha ingoiato nella sua divorante urbanizzazione ottocentesca e di inizio Novecento la strada Romana (via Filippo Rubino e via Lavanga) troppo stretta per essere usata dai nuovi mezzi di trasporto. L’eventuale
riconoscimento della via Appia come bene dell’Unesco riporterebbe alla vista (e quindi esporrebbe al pericolo di furti) buona parte di questi beni, ma l’eventuale successo dell’iniziativa dei tredici Comuni sarebbe certamente accompagnata da forme di presidio e di tutela.

Quando svolgevo un altro lavoro  che non il mio attuale di pensionato, in occasione della proclamazione dell’Anno paolino (2008-2009), che ricordava il viaggio di San Paolo da Cesare a a Roma, proposi il riconoscimento dell’Appia come “Itinerario Paolino”, ma la cosa non andò avanti. Mi capitò di rilevare più o meno tutti i segni archeologici o monumentali che la via Appia apre al visitatore e al turista, come fa da oltre duemila anni. E sono risultati che metto a disposizione di chi ha buona volontà e forze diverse dalle mie povere.
Dico, con questo breve articolo, che sono con coloro che vogliono portare avanti il progetto presso l’Unesco. Un po’ di presunzione non guasta, quando c’è la buona volontà.

 

 

 

27 Dicembre, 2022 - Nessun Commento

IL VIAGGIO DI ENEA DA TROIA A LAVINIUM: UNA MOSTRA A ROMA FINO A MARZO 2023

 

Rilievo-di-marmo-raffigurante-lo-sbarco-dei-Troiani_Gaeta_MANNIl Parco archeologico del Colosseo presenta la mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma”, ideata e organizzata in collaborazione con l’Associazione Rotta di Enea per promuovere e diffondere la conoscenza del mito di Enea e dell’Itinerario Culturale “Rotta di Enea” certificato dal Consiglio d’Europa nel 2021. L’esposizione, curata da Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Roberta Alteri, Nicoletta Cassieri, Daniele Fortuna, Sandra Gatti, sarà visitabile dal 15 dicembre 2022 al 10 aprile 2023 presso il Tempio di Romolo al Foro Romano.“Questo progetto consente di raccontare il viaggio e il mito di Enea attraverso preziosi reperti provenienti da tutta Italia, alcuni mai esposti in precedenza. Un modo per conoscere la storia di una rotta leggendaria le cui radici affondano nella notte dei tempi e che è entrata precocemente a far parte dei miti più antichi di Roma. Una rotta che oggi può essere valorizzata e ripercorsa anche grazie all’importante riconoscimento ricevuto nel 2021 dal Consiglio d’Europa, che l’ha inclusa tra gli Itinerari Culturali certificati e che ha visto il Parco archeologico del Colosseo tra i primi aderenti a questo network sin dal 2019” ha dichiarato Alfonsina Russo, Direttrice
del Parco archeologico del Colosseo.
Il mito di Enea, cantato da Virgilio nell’Eneide, ha pervaso profondamente la cultura europea. Abbandonata Troia, distrutta dagli Achei, l’eroe lascia la sua terra e intraprende un lungo viaggio verso Occidente per raggiungere una nuova patria per i Troiani superstiti e dar vita a una stirpe da cui nascerà Romolo, fondatore di Roma e suo primo re. Enea impersona i valori della tradizione romana: la lealtà, il senso di appartenenza alla collettività, il rispetto per la famiglia, per lo stato e per gli dèi. Oggi la figura dell’eroe troiano rappresenta l’emblema dell’incontro possibile fra culture diverse e della speranza nel futuro.

LA MOSTRA
Nella mostra, che ha ricevuto la collaborazione istituzionale del Museo e scavi archeologici di Troia, la storia di Enea è presentata attraverso 24 opere di grande interesse, databili fra il VII secolo a.C. e la piena età imperiale, prestate da 12 diverse istituzioni nazionali. Le opere sono proposte secondo percorsi tematici chiave come le immagini di Enea, di suo padre Anchise e di sua madre la dea Afrodite; le raffigurazioni della guerra di Troia; il Palladio –  talismano della salvezza prima di Troia e poi di Roma – e infine lo sbarco nel Lazio e la fondazione di Lavinium, dove le scoperte archeologiche hanno dato concretezza alla leggenda dell’eroe. Tra i preziosi reperti in mostra si ricordano il monumentale cratere apulo a figure rosse proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, vero capolavoro della ceramografia antica, datato al 370-360 a.C., raffigurante lo scempio del corpo del principe troiano Ettore da parte di Achille. Dallo stesso Museo provengono anche due affreschi rinvenuti a Pompei uno dei quali rappresenta una rara raffigurazione del cavallo di Troia trascinato all’interno della città.
Cuore dell’esposizione sono le statue in terracotta dal santuario di Minerva a Lavinium, significativo esempio dell’arte tardo arcaica e medio-repubblicana del Lazio, molte delle quali esposte al pubblico per la prima volta.
Durante il periodo della mostra, da dicembre 2022 a marzo 2023, il Parco archeologico del Colosseo ospiterà una serie di conferenze incentrate sul mito di Enea e sul suo leggendario viaggio che saranno tenute da esperti della materia e docenti universitari italiani e stranieri.