NOVITA’ A FORMIA PER LA GARITTA DEL PORTO CAPOSELE
di Salvatore Ciccone
A poco tempo dalla pubblicazione in queste pagine circa l’imminente crollo della garitta del Porto Caposele, è opportuno registrare gli sviluppi sulla sorte del piccolo edificio, costruito
per le sentinella all’accesso dal porto della Villa Caposele allorché nel 1852 divenne residenza del re Ferdinando II di Borbone. Infatti si è reso pubblico il suo recupero all’interno di un progetto di una società di gestione degli approdi, autorizzato dal Comune di Formia per essere sottoposto al parere della “Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Frosinone, Latina e Rieti”. La notizia se da un lato conforta, dall’altro accresce la preoccupazione sull’imminenza del crollo in considerazione dei tempi della burocrazia, e suscita alcune riflessioni.
La prima è che in tanti anni non si è riusciti ad intervenire su un bene della collettività se non attraverso l’esigenza funzionale di privati; quindi che i beni storici vengono considerati rispetto ad una utilità diversa dall’assolutezza del loro valore. Questo aspetto non va sottovalutato, perché il patrimonio pubblico è esposto al degrado e alla dispersione se non interviene una congiuntura di utilità, la soggezione a progetti i quali possono prospettarsi valevoli, come pure risultare incongrui ai significati degli ‘oggetti’ e dei siti.
Nello specifico non si può giudicare e auguriamoci il meglio. Resta però un nodo da sciogliere, cioè che il patrimonio culturale deve essere salvaguardato come testimonianza di civiltà e principalmente a beneficio dell’avanzamento cognitivo dei cittadini: dove questo principio è indubbio incide a favore della prosperità economica e sociale. Sul recupero della garitta ora si pone un aspetto tecnico-economico, poiché la frantumazione e il cedimento a blocco della copertura presagisce un intervento costoso, se si vorranno conservare le parti originali, oppure una ricostruzione integrale che se salverà l’immagine complessiva rappresenterà la perdita della testimonianza ricevuta; del tutto diversamente se fosse stato concepito un intervento preventivo.
In conclusione, bisogna crescere ancora nella consapevolezza e ciò ha bisogno di tutti ma con umiltà e rispetto. Invece i beni si ‘riscoprono’ e sono talvolta esibiti anche sulla rete nella bramosia dell’apparire, ignorando studio, adeguata divulgazione e altrui lavoro, in pratica azzerando continuamente i riferimenti del patrimonio culturale: magra consolazione è che quelle notizie fallaci presto saranno ignorate, ma in questa situazione quei beni e la Città certo non se ne avvantaggeranno.