Archivio per Febbraio, 2020
26 Febbraio, 2020 - Nessun Commento

QUANDO C’E’ LA COMPETENZA

Qualche svista che non è una battuta. Purtroppo

  1. Le acque limpide del fiume Ninfa e una pianta amazzonica in primo piano nella foto di David Salvatori

    Le acque limpide del fiume Ninfa e una pianta amazzonica in primo piano nella foto di David Salvatori

    L’ISOLA CHE NON E’. PROCIDA SCAMBIATA PER PONZA.

Borsa Internazionale del Turismo (B.I.T) di Milano, edizione 2020.

Nello stand che la Regione  Lazio ha dedicato alle sue meraviglie turistiche, spicca una bella fotografia. La didascalia spiega che quella foto è uno degli aspetti della magica Isola di Ponza magica Isola di PONZA (provincia di Latina dal 1934). Ma un competente che si occupa di turismo del Lazio e delle sue cinque Provincie non si è accorto che la foto non si riferiva a Ponza, ma a Procida (una delle Isole Flegree, con Ischia e Vivàra).  Ma in fondo si tratta solo di poche decine di miglia di distanza.

  1. SEMPRE ALLA BIT. TRASFERITO D’AUTORITA’ IL GIARDINO DI NINFA.

Grande notizia: il Giardino più bello del mondo – tale definito dai botanici più apprezzati del mondo e dai quotidiani internazionali più diffusi – vale a dire il Giardino di Ninfa, che si trova in provincia di Latina a circa 15 km dal suo Capoluogo, è stato presentato alla B.I.T. come impiantato nella Provincia di Viterbo. Peccato che Viterbo abbia anch’essa bellissimi giardini, ma non Ninfa. Il Competente che ha prodotto quei messaggi pubblicitari, spendendo pubblico denaro, ha colpito ancora. Un invito alla Regione: faccia corsi di addestramento professionale in geografia regionale ai propri non competenti dipendenti.

  1. MA ANCHE LA TV SI BATTE BENE. In un TG3 del mese di Febbraio 2020, quando comparvero scritte antisemite all’esterno di una scuola di Pomezia (Provincia di Roma, quasi un quartiere periferico della Capitale) quel Comune è stato attribuito alla Provincia di Latina, anziché alla Città Metropolitana di Roma. Un errore che dovrebbe parzialmente compensare la provincia di Latina dei due errori patiti alla BIT di Milano. La riforma delle Province varata da Renzi deve aver confuso anche i redattori del TG3. Che non ha mai corretto lo svarione.
  2. E SI SBAGLIA ANCHE IN GUERRA. In una cerimonia avvenuta qualche anno fa a Cori, uno dei relatori che si sono avvicendati al microfono ha elogiato il turismo germanico e in particolare il suo vettore aereo di bandiera. Peccato che l’abbia chiamato Luftwaffe anziché Lufthansa. La Luftwaffe è l’aviazione militare. E non trasporta turisti.
5 Febbraio, 2020 - Nessun Commento

LATINA CITTA’ “MAFIOSA”?
PARTE UNA NUOVA BONIFICA

gina cetrone
L’arresto di una persona è sempre un fatto traumatico per la società. Lo è in senso intrinseco, in quanto il magistrato che deve adottare il provvedimento si confronta con la propria coscienza e  assume tutto l’onere di tale confronto, in termini di dovere e in termini di responsabilità. Lo è riguardo alla società in, quanto è la manifestazione della scoperta (ancora da accertare in via definitiva) di una lesione delle regole che presiedono al retto comportamento dei singoli componenti di quella società.

Questa è una premessa di genere. Poi c’è una premessa di tutela e garanzia del cittadino colpito dal provvedimento di arresto: la nostra Costituzione dispone che il cittadino sottoposto a indagine debba essere considerato sempre innocente – malgrado l’arresto – fino alla sentenza definitiva e consolidata, comunque essa si formi.

Di fronte ad un provvedimento inatteso, radicale e impattante come l’ordine di arresto della consigliera regionale Anna Cetrone, perciò, si attraversa la fase della emozione data della notizia, e la fase della riflessione sulle tutele dovute a chi ne è stato colpito. Tanto più importanti sono sia la fase emotiva che la fase tutoria quando la persona colpita rivesta o abbia rivestito un ruolo pubblico, sia per  la responsabilità  più intensa che dovrebbe investire il protagonista per la pubblica fiducia che essa presuppone e che ad essa si accorda. Il clamore che circonda la notizia resa pubblica crea reazioni di sconcerto, di frustrazione, di rabbia e di umana pietà.

L’arresto della consigliera regionale Anna Cetrone, già anche consigliera provinciale, accusata di essersi affidata a metodi
confliggenti con la pubblica fiducia che ella invocava a proprio premio, va, perciò, considerato e valutato con tutte le dette
premesse. Tutte le cautele e tutte le garanzie di cui si è detto sopra. Ma l’incidente in cui è occorsa muove indubbiamente
considerazioni ancora più pregne di emozione di quanto non accada per una persona qualsiasi. Perché un consigliere eletto rappresenta anche ciascuno di noi. E noi non possiamo sentirci tranquilli se chi ci rappresenta viene arrestato.

Ma il magistrato avrà pure valutato tutte le implicazioni negative che il suo ordine di arresto comportava. E quello che se ne ricava è la particolare odiosità delle ragioni che lo hanno determinato: l’essersi, la presunta rea.   affidata alla forza cogente di un clan
criminale per ottenere la fiducia rappresentativa che ella avrebbe esercitato in nome di quella onestà che ella stessa invocava e forse tradiva contemporaneamente.

Che Latina navigasse – e navighi – in una melma di fatti criminali e criminogeni, sia pure limitati quanto odiosi, è indubbio ormai dopo le prime sentenze definitive che hanno individuato il formarsi e il radicarsi all’interno della sua società di nuclei tumorali capaci di distruggerne la vitalità, la considerazione o affidabilità esterna, l’immagine di tutta la cittadinanza onesta. Tanto indubbio da meritare che un pool di magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia venisse destinato espressamente a monitorare e a tenere sotto controllo la situazione. Siamo, purtroppo, anche noi in terra di mafia, questo cancro che sta risalendo (o ha risalito) la penisola e si è infiltrato anche nella vita pubblica, o, meglio in qualche suo angolo neppure nascosto. I mafiosi operano alla luce del sole, ma inseguirli ha suscitato finora cautele. Ora la magistratura ha iniziato il repulisti e l’Amministrazione ha fatto la sua parte. Forse era proprio questo il senso di quello slogan lanciato per mobilitare l’elettorato cittadino tre anni fa: “Riprendiamoci la Città” che era finita in mani sporche che potevano continuare ad allargare l’area dello sporco. E tuttavia, l’apprendere – con tutte le cautele spiegate – che ancora non è stato grattato il fondo del barile per rimuoverne la morchia puteolente che vi ristagna da tempo è ragione di preoccupazioni gravissime, ma, vivaddìo, anche di soddisfazione per i progressi che vanno facendosi, verso un riscatto e una redenzione. Lo sconcerto suscitato dall’arresto di Anna Cetrone – giovane donna, madre, cittadina di quell’area lepina che sembrava la garanzia della pulizia e della semplicità di vita, emersa alla vita politica prima come consigliera provinciale, poi come consigliera regionale – è stato grande. Tutto è ancora da dimostrare, e Anna Cetrone va considerata innocente fino alla fine della lunga trafila processuale. Ma non vi è dubbio che il colpo ricevuto dall’opinione pubblica è stato di quelli che fanno male. Anche le difese che solitamente si elevano per un dovuto garantismo hanno vacillato al sentire accostare il suo nome a quello del clan Di Silvio, da qualche anno nel mirino della Giustizia, dopo essere cresciuto per decenni, ignoto solo a pochi, soprattutto stranamente ignoto a chi, anche in campo politico,  ha il dovere di sapere quasi tutto sui personaggi che si danno molto da fare e capaci di creare con mezzi inspiegabili e inspiegati vistose forme di ricchezza. Ci sono voluti due pentiti ad aprire il forziere di queste situazioni criminose. La Città non può non dire grazie all’apparato di controllo civile e militare, ma dovrà alzare sempre più la guardia verso coloro che hanno agito quanto meno da passivi favoreggiatori in campo politico di questa ascesa che ha fatto della nostra Città un’area da bonificare nuovamente. Con le manette e la prigione.