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18 Ottobre, 2015 - Nessun Commento

LATINA CHE PENSA
SCENDE IN PIAZZA
E CHIEDE LEGALITA’

Per questa foto ringrazio Gabriele Tamborelli

Per questa foto ringrazio Gabriele Tamborrelli

Latina chiede legalità. La città sta crescendo in maniera disordinata, disorganica, senza una linea progettuale, e nel suo corpo sociale si aprono smagliature profonde, nelle quali si introducono fenomeni anomali e a volte vera e propria criminalità. Nei giorni scorsi la Magistratura, dopo le indagini delle Questura, ha ordinato l’ arresto di 24 persone, implicate a vario titolo in un giro economico complesso, importante  a volte misterioso, fatto di accumulo di ricchezze cui non corrispondono le denunce dei redditi, di prestanome, di minacce velate o palesi, di evasione fiscale, di monopolizzazione di settori economici e commerciali, di personaggi cresciuti nel ventre di questa città che, pur conoscendone esattamente connotati e nomi, nulla ha saputo fare in trenta-quaranta anni per difendersene, lasciando, anzi, loro tutti gli spazi che volevano conquistarsi.

Tra i volani di questo fenomeno c è sicuramente la “cattiva urbanistica”, l’ uso spregiudicato e spericolato della professione di costruttore, divenuta mestiere di imbroglio, di sotterfugio, di piccola e grande corruttela, di distruzione del territorio, di sopraffazione della società “normale”, di spericolate operazioni dalle quali il Comune di Latina esce con vergogna, avendo dimostrato di non saper dirigere, di non saper inventariare, di non sapere esercitare alcun controllo, quando di non saper resistere alle tentazioni. Naturalmente un “Comune” è fatto da persone, e non tutte le persone che “fanno” un Comune sono responsabili. La vera responsabile è la Cattiva Politica che non sempre sa scegliere i propri collaboratori tra gli onesti, che si lascia coinvolgere in manovre che la svergognano (ma di cui non si vergogna), che manda avanti esponenti che andrebbero messi in soffitta o gettati nella spazzatura, proteggendo personaggi oscuri,dai quali ottiene vantaggi economici, divenendone schiava.

E in questo marasma nel quale i furbi vanno avanti e gli onesti subiscono, si infilano anche minacce, a volte velate, a volte palesi, di cui resta vittima chi vuole ribellarsi o chi cerca di denunciare questi autentici scandali. Anche i giornalisti, come è accaduto questa volta, quando.  Un tempo erano le querele l’ arma usata per spaventare la libera stampa, accompagnate da miliardarie richieste di risarcimento danni. Chi sta scrivendo – che ormai scrive per diporto, essendosi ritirato per motivi di età – ha ricevuto nel corso dei molti anni di attività giornalistica sette querele per diffamazione, da fior di mascalzoni e da fior di apparenti galantuomini che tali non erano. Soprattutto nel campo dell’ abusivismo edilizio e del danneggiamento di beni ambientali e culturali. Non ha riportato alcuna condanna. Ma ha dovuto subire lo stress di sette processi, qualcuno dei quali durato anni. Ed ha, ovviamente, pagato spesso di tasca sua la propria difesa. Il sottoscritto deve dare atto al quotidiano  “Il Messaggero”, che ha servito per 50 anni, di averlo sempre tutelato con collegi di avvocati che costituivano il fior fiore del foro romano. Molti altri colleghi, specie di provincia, non hanno avuto la stessa fortuna.

Oggi dalle querele si è passati alle minacce palesi. Latina ha voluto ribellarsi a questo andazzo che consegna la città in mano agli avventurieri, agli evasori, ai violatori delle leggi, ai corruttori. E’ scesa in piazza e ha protestato. Sabato 17 ottobre non eravamo centomila a protestare e a chiedere legalità: eravamo un migliaio, forse duemila: ma le cifre in una società sonnacchiosa e capace solo di perdere posizioni nell’ economia e nella vera imprenditoria, e di lasciarsi pervadere dalla criminalità con la pistola e da quella con le righe stirate ai calzoni,  contano poco. Conta che la èlite della Città ci fosse tutta, e si sia ribellata alzando la voce. A gridare erano tutti, quelli che un giorno si sarebbero chiamati borghesi e quelli che si sarebbero chiamati proletari. Mancavano molti “personaggi” : peggio per loro. Hanno perso il diritto di continuare ad essere “personaggi” per diventare marionette. Speriamo che la voce di chi c’ era sia stata ascoltata anche dai pelandroni, dai pigri, che “tanto ci pensano gli altri”, ed abbia un moto di orgoglio per rialzare la testa e rifiutare il ruolo, che si sta conquistando con la sua pigrizia e noncuranza, di piccola capitale morale della criminalità e dell’ abuso. Ce lo auguriamo per i nostri nipoti, prima che sia tardi.