Archivio per Giugno, 2014
28 Giugno, 2014 - Nessun Commento

LE ELEZIONI NELLA PONZA DEL 1861
LE LEGALI ILLEGALITA’ DELLA CAMORRA

unnamedIl 21 di agosto del 1861 veniva spedito dall’isola di Ponza a “Sua Eccellenza il Segretario Generale del Dicastero Interno e Polizia” un ricorso a stampa di ben sei pagine, firmato da sei cittadini, che si rivolgevano all’autorità centrale sottoponendole i problemi che affliggevano l’Isola e che avevano già costituito argomento di un opuscolo che aveva per significativo titolo “Le piaghe di Ponza”. L’inizio della lettera è lunghissimo (dieci righe, senza tirare il fiato) ma fulminante: vi si denuncia che sull’isola comanda una “consorteria di camorristi che si ripartono le funzioni ed il peculio pubblico, con il manifesto accordo delle autorità amministrative della Provincia”. All’epoca Ponza ricadeva nella circoscrizione di Napoli. Nel 1854 l’autorità di governo centrale (c’era ancora il Re di Napoli) aveva disposto che le cariche pubbliche (soprattutto impiegati comunali e guardia civica) fossero sostituiti da persone più degne, ma nulla era cambiato, anche per la buona ragione della rivoluzione che aveva cancellato il Regno di Napoli e introdotto il Regno unitario d’Italia. Era la dimostrazione che tutto era cambiato perché nulla mutasse, a mo’ di Gattopardo. Come capo esemplare di tale anomalo e illegale stato di cose, nel ricorso si indica la figura del parroco Vitiello che, benché colpito da mandato di arresto, si era reso latitante, continuando ad esercitare il monopolio sui fatti civici attraverso i suoi manutengoli. Di tale stato di cose era stata redatta una memoria sotto il titolo “Ponza e la famelica famiglia Vitiello”.

La possibilità di liberarsi di questo imbarazzante stato di cose capitò il 2 giugno 1861, quando furono convocati i comizi elettorali che avrebbero designato i nuovi amministratori pubblici, sulla base della nuova legge elettorale. Ma la lista dalla quale si dovevano estrarre i nomi da eleggere , formata inizialmente da 50 persone capaci di leggere e scrivere, fu “rimpolpata” surrettiziamente da altri 36 nomi, tra i quali il Vitiello – secondo gli scriventi – inserì persone illetterate (e quindi non candidabili), tra le quali ben 12 erano parenti fra loro, c’era persino un minorenne e tre sacerdoti. Tutti erano legati al Vitiello. E, manco a dirlo, furono proprio questi gli eletti, che presero in mano l’amministrazione. Partirono i reclami all’autorità di controllo, ma, malgrado le palesi irregolarità della lista, che non era stata neppure esposta al pubblico, vennero confermati gli eletti, dei quali non era stata data neppure la pubblica proclamazione (i verbali furono redatti tre giorni dopo lo spoglio delle schede). Insomma, era il compimento di quella che il reclamo definisce una “schifosa e viziosa elezione”. L’elezione veniva convalidata ed essa portava a capo della civica amministrazione il sindaco Raffaele Mattera “il più obbrobrioso del paese, che da illetterato ed ex soldato borbonico e reazionario, ritrae la sua sussistenza col fare il marinaro-fachino, mentre la moglie si esercita nella bettola”. Un quadro davvero poco edificante, che, però, le autorità provinciali non giudicarono illegittimo, confermando, come si diceva, l’esito elettorale. Da qui il ricorso all’Intendente governativo, con richiesta di scioglimento del Consiglio comunale. La storia a nostra conoscenza non dice come sia finita…

16 Giugno, 2014 - 1 Commento

FORMIA: VOTATE LA VILLA DI CICERONE
COME “LUOGO DEL CUORE” DEL FAI

villa rubino 2L’attuale Villa Rubino è la residenza che alcuni studiosi identificano con il celebre “Formianum”, la villa estiva di cui Cicerone parla nelle lettere ad Attico, luogo da lui prediletto per gli studi e rifugio da cui seguire le vicende politiche di Roma. Profonde modifiche hanno stravolto nei secoli la struttura originaria, che, però, sopravvive nella sua organizzazione su tre grandi terrazze affacciate verso il mare dell’antico Sinus formianus, oggi Golkfo di Gaeta. La grande proprietà, dominata dal fabbricato posto nel livello più alto, edificato sui resti della originaria domus con i sottostanti ninfei, bagni e la fonte d’acqua proveniente dai vicinissimi monti Aurunci; l’ampia peschiera, il porticciolo edificato dai Borboni, quando Francesco II acquistò òla proprietà dal principe di Capossele, facendone la sua ultima villa al mare pochi anni prima del crollo del Regno di Napoli, rendono questo luogo un autentico gioiello sopravvissuto al massiccio e disordinato urbanamento di Formia. Villa Rubino o Villa di Cicerone è ormai uno degli ultimi giardini di agrumi che fino agli anni Cinquanta del Novecento riempivano di verde e di profumo l’aria di Formia. Per questa ragione primaria e per la ricchezza di costruzioni romane sopravvissute nel bel verde che si immette direttamente sul mare del porticciolo, Villa Rubino (in particolare la sua appendice verde) è un bene da conservare e salvare per tutti. Allo scopo di acquisire alla città e a chi la visita questo tesoro, è nato il Comitato “Villa di Cicerone”, un patrimonio oggi chiuso al pubblico e in via di degrado che necessita di urgenti interventi di recupero. Il Comitato è frutto della iniziativa di molte associazioni della città di Formia che hanno voluto aggregarsi per coinvolgere e sensibilizzare tutti verso una operazione di salvataggio e di pubblicizzazione, per salvare la villa dal degrado e dal progressivo decadimento, oltre che da pericolose idee edilizie. Il Comitato Villa di Cicerone attraverso la partecipazione al 7° censimento “I luoghi del cuore”, promosso dal FAI, coglie questa straordinaria opportunità per dare un sostegno forte al sogno di vedere questo sito divenire parte del patrimonio comune, “Perché la storia sia lo strumento per costruire il vostro futuro”, come ha detto il prof. Andrea Carandini in occasione della sua visita a Villa Rubino svoltasi lo scorso mese di marzo.

Votare per questo scopo è una esortazione che anche questo modesto blog si sente di fare,  rivolgendosi ai suoi lettori, abituali ed occasionali, italiani e stranieri, aprendo il sito: http://iluoghidelcuore.it/luoghi/latina/formia/villa-di-cicerone/80741

7 Giugno, 2014 - Nessun Commento

SATRICUM: I VALORI DI LATINA QUANDO LITTORIA NON ESISTEVA

SATRICUM. Scavi archeologici  sotto i vigneti di Casale del Giglio

SATRICUM. Scavi archeologici sotto i vigneti di Casale del Giglio

Il Comune di Latina, dopo anni di vani tentativi, ha deciso finalmente di valorizzare una straordinaria risorsa culturale presente da millenni sul suo territorio. Si tratta dei resti della antica “città” latina di Satricum (VIII-XII sec. a.C.), presso la quale sorgeva uno dei luoghi di culto maggiormente frequentati dalle popolazioni non solo locali, ma anche da quelle che percorrevano le direttrici verso sud, Etruschi compresi: il tempio della Mater Matuta, ossia della dea dell’alba, della fertilità, della nascita, della vita. Presso i resti di quel tempio, che venne distrutto verso il IV secolo a.C., sono state ritrovate stipi votive, così come nelle vicine aree di competenza della “città” di Satricum destinate a necropoli, sono stati rinvenuti preziosi e bellissimi oggetti che accompagnavano il cammino dei morti verso l’aldilà. Ora sono parte assai importante del patrimonio di reperti del Museo di Villa Giulia a Roma, esposti in una grande mostra che ebbe luogo negli anni Settanta dello scorso secolo. Benché i primi scavi a Satricum risalgano a studiosi italiani della Soprintendenza archeologica romana, negli ultimi anni dell’Ottocento, si è dovuta attendere la disponibilità di studiosi dell’Istituto Olandese di Cultura di Roma, per riprendere sistematicamente le indagini e gli studi. E proprio grazie agli Olandesi è stato possibile acquisire una ulteriore serie di tracce e reperti e, soprattutto, di provare a ridisegnare l’immagine di quel tempio della Mater Matuta che ispirò anche un libro di Stanislao Nievo, che trascorse una parte della sua vita giovanile a Le Ferriere di Conca, due passi dal luogo del martirio di Santa Maria Goretti nel 1902. Il Comune di Latina terrà a battesimo una mostra nei pressi dell’altura di Satricum e dello storico fiume Astura. Avverrà mercoledì 11 giugno, ed avrà come titolo “Satricum. Scavi e reperti archeologici” a cura dell’Università di Amsterdam, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio. Direttrice degli scavi satricani è la dottoressa Marijke Gnade. Sarà il sindaco Giovanni Di Giorgi a tagliare il nastro.