1 Febbraio, 2024 - Nessun Commento

UN PIANO ANTI-EROSIONE: MA CON QUALI TECNICHE?

Si rischia la totale distruzione. E’ tempo di studiare

 

E’  stato sicuramente un inverno impietoso, quello che ha frustrato quasi tutte le speranze di non veder sparire un altro importante pezzo di duna costiera sulla riviera tra Latina e Sabaudia. Le tempeste di vento si sono ripetute impietose ed hanno flagellato quel che ancora resta di uno dei monumenti naturali più importanti e più antichi della
nostra Italia.  Chi giudica lo stato residuo dell’arenile pontino dalla ancora presente ampiezza della spiaggia – giudicandola soddisfacente –  non tiene conto che si tratta di una spiaggia nuova, fortemente arretrata rispetto al confine originario col mare, che ha progredito nella sua marcia verso l’interno. La duna ancora regge perché  non è un “pezzullo” di duna alto al massimo 2 metri e profondo qualche decina di metri. La nostra duna ha punti che superano i 10 metri di altezza e una ampiezza (da sponda a sponda) che un tempo era anche di oltre duecento metri. Volete rendervi conto di quanto il mare  è avanzato verso l’interno? Basta guardare i bunker che i tedeschi innalzarono sulla duna nel 1943, per fronteggiare eventuali sbarchi alleati (che poi ci furono ad Anzio-Nettuno).

Quei bunker sorgevano sul punto più alto della “vecchia” duna ormai scomparsa. Oggi si trovano al centro della “nuova” spiaggia rimasta dopo che il mare ha rapinato milioni di metri cubi di sabbia e li ha trasportati al largo. Guardate dove frangono le onde, dove si è fatta la “secca”. Stiamo ormai a centinaia di metri al largo. E se andate a controllare la spiaggia di Fondi Lido e di Sperlonga, vi accorgerete che qui le “secche” (sono più di una) si trovano ancora più al largo. A Fondi c’era un po’ di duna, ma inferiore a quella di Latina-Sabaudia, mentre a Sperlonga la duna era circa la metà di quella vicina. Anche a forza di costruire.  Quelle  ”secche” sono in buona parte sabbia proveniente dalla duna di Latina-Sabaudia, che la corrente dominante e stabile (che va in direzione ovest-est e quindi trascina i carichi asportati dalle onde lontani decine di chilometri) ha qui trasferito. Solo che è sabbia che resta al largo e non rinfoltisce quella sottratta anche a
Fondi-Sperlonga.

Ormai, se i politici dedicassero un paio di ore del loro tempo ad uno  studio fondamentale fatto dalla Regione – l’unico studio regionale – parlerebbero con un linguaggio molto meno saccente e molto più informato di quanto non facciano oggi, quando si affidano ai maledetti “pennelli” che hanno in pochi anni devastato l’arenile di Latina tra Foceverde e Capoportiere.  Quando si decise di mettere a mare il primo “pennello” fu facile oracolare: avrebbe distrutto spiaggia a est; e allora ne misero un secondo, che aumentò l’erosione verso est; e poi un altro, sicché ora l’erosione  è arrivata a “mangiare” spiaggia e a minacciare strutture fino alla zona degli alberghi. E siccome gli alberghi debbono essere preservati (giustamente) si progettano altri pennelli (qualche pezzo “soffolto”, si dice); ma non si conosce quale piano vogliano stendere su quella spiaggia che rimane.

Non sono un tecnico, ma seguo l’espansione dell’erosione marina dal 1966, quando una mareggiata notturna  si portò via in una notte mezzo viale Europa a san Felice Circeo; e poi divorò anche a spiaggia verso Terracina, perché i proprietari di case vollero difenderle con colate di massi di pietra, che hanno fatto il resto.

Non sono un tecnico, dicevo, ma seguo questi fenomeni da quasi 60 anni  e la vecchiaia mi porta a dire solo ai giovani ed inesperti politici di oggi: leggetevi questo studio della Regione Lazio: ” Studio generale sul regime delle spiagge laziali e delle Isole Pontine”. E’ composto di due volumi, che analizzano tutto ciò che deve sapersi. Lo firmò come presidente della Regione l’ingegnere Gabriele Panizzi nell’aprile del 1985. E lo coprì con una legge di finanziamento dei lavori da farsi con urgenza ma in più anni. E furono fatti. E furono salvate la nuova strada lungomare di San Felice Circeo, la spiaggia già erosa verso Terracina, la spiaggia di Terracina, quella di Vindicio a Formia, e si mise uno stop alla erosione che sta facendo saltare la lungomare Latina-Sabaudia.

Leggete questo studio, e magari lo rilegga anche la Regione Lazio e ritiri quell’obbrobrio tecnico-naturalistico che prevede che ogni Comune può fare quello che i suoi politici preferiscono. Ignorando che la costiera è unica e va trattata allo stesso modo.  E invece si è costruito un mostruoso avamporto a Rio Martino che si insabbia con la sabbia erosa dal mare verso est; e nello stesso tempo ne sottrae migliaia di metri cubi che dovrebbero andare verso est e verso Sabaudia.

Vestite i panni della modestia, signori politici e leggete le cose ben fatte.  Forse è l’ultima occasione.

30 Gennaio, 2024 - Nessun Commento

“NEL DISORDINE DEL MONDO”
LE NUOVE POESIE POESIE DI LEONE D’AMBROSIO

La nuova raccolta di poesie di Leone D’Ambrosio: Nel disordine del mondo (pagg.108, Ensemble Editore, Roma, 2023) esce in un momento di disordine mondiale. Novanta poesie sulla tragica attualità del mondo, su queste nuove guerre in Ucraina e in Medio Oriente che sembrano non dover mai finire. E poi ci sono i  sentimenti, il dolore, la Fede, la Natura, l’amore, i luoghi vissuti da Roma a Sperlonga, a Fondi, a Marsiglia dov’è nato.

Attraverso la lettura di Nel disordine del mondo- scrive il vaticanista Gian Franco Svidercoschi nella sua prefazione – si scopre che siamo dinanzi a una poesia dove, in filigrana, si scorge, anzi,
vorrei dire, si sente l’eterna avventura dell’uomo. Nel disordine del mondo, è una raccolta di intensa generosità espressiva. Ciò che colpisce è questa verità che persegue Leone D’Ambrosio, è questo suo profondo osservare l’esistenza nella sua complessa dialettica.”

Il libro è impreziosito poi da una nota del poeta e filosofo Philippe Tancelin, professore di Filosofia Estetica all’Università Paris VIII. “Questa poesia dispiega universi molto vari, onirici per alcuni non meno iperrealistici per altri. La dimensione filosofica vi è inscritta da incisioni che si aprono sul mare aperto di una meditazione metafisica che dà una risonanza inquietante con il grande Reale.”

Leone D’Ambrosio è nato a Marsiglia nel 1957, laurea in lettere e dottorato di ricerca all’Università di Roma, vive e lavora a Latina ed è alla sua quindicesima raccolta. Si sono interessati alle sue opere scrittori italiani e stranieri come Libero De Libero, Maria Luisa Spaziani, Stanislao Nievo, Natalia Ginzburg, Alberto Bevilacqua, Rosetta Loy, Leone Piccioni, Elio Pecora, Philippe Jaccottet, Yves Bonnefoy. È tradotto in varie lingue e ha ricevuto diversi premi importanti come il Lionello Fiumi a Verona e il Raffaele Carrieri a Taranto, ritirati proprio in questi giorni.

Il libro di Leone D’Ambrosio verrà presentato sabato 3 febbraio alle ore 18,00 presso Spazio MAD di via Cattaneo, 5 a Latina. Interverranno oltre all’autore, gli scrittori Pietro Vitelli, Antonio Polselli, modera la giornalista Cora Craus mentre l’attore Nino Bernardini leggerà alcune liriche.

 

22 Gennaio, 2024 - Nessun Commento

MA CHI FA LE COSE: CHI AMMINISTRA O “L’AMMINISTRAZIONE”? E LE STRADE?

Tra Damiano Coletta, sindaco uscito, e Matilde Celentano, sindaco in carica, colleghi in medicina e nel luogo di lavoro, ma avversari in politica, è schizzata una scintilla. Forse la prima. Riguarda proprio il mestiere di Sindaco. La Celentano si è vantata di aver conseguito
una serie di successi amministrativi: “Ho fatto più io in sei mesi che lui in una legislatura”. Mi sia concesso un giudizio: non è elegante
un tale modo di presentare ciò che si è fatto. Anche perché Coletta ha finalmente contestato alla sua collega [qual è il femminile di collega?] e le ha ricordato che tutto quello che essa ha fatto finora non è altro che l’esecuzione di progetti portati fin sulla soglia della esecuzione da lui e dai suoi colleghi di Giunta.

Insomma, Coletta rimprovera a Celentano un eccesso di protagonismo a danno di chi l’ha preceduta. Ma perché Coletta non ha portato a compimento tutti quei progetti? Di ragioni ve ne sono tante e presto le scoprirà anche la Sindaca Celentano (scusate: ma quanto è brutto il femminile di Sindaco! Parlo solo in senso linguistico). Celentano ha commesso un errore di gioventù (mi stava scappando: un errore di Giovinezza). O forse lo ha commesso il suo Ufficio stampa?

Io mi metto di traverso e dico la mia. L’errore è di entrambi, solo che quello di Coletta è emerso a causa dell’errore di Celentano. Mi spiego: chi amministra un Comune compie il suo dovere realizzando quello che ha promesso in campagna elettorale. Ciò significa che Coletta ha lavorato col suo programma, ma in nome e per conto dell’Amministrazione comunale. Celentano sta lavorando col suo programma, ma in nome e per conto dell’Amministrazione comunale. E l’Amministrazione comunale è una istituzione che opera per i Cittadini, senza soluzione di continuità. Quelli che arrivano dopo completano quello che chi stava prima non è riuscito a completare per una serie di ragioni. Ma a chi si imputa il fatto o non-fatto? All’Amministrazione comunale che dura tutto il tempo in cui sta in piedi. L’Amministrazione comunale è una, sia che la governino i rossi sia che la governino i neri o i grigi o i marrone.

Non sono Salomone, ma esprimo un’idea.

E se la Sindaca Celentano me lo consente, mi permetto anche di darle qualche suggerimento. Piccole cose che ingombrano la vita di tutti i giorni dei suoi Cittadini e su cui si stanno accumulando ritardi non degni di una giovane Amministrazione (intesa nel senso degli uomini che la interpretano). I miei suggerimenti.

1.       Latina sta subendo uno straordinario incremento di problemi legati al traffico e alla sosta urbani. Dopo il Covid sembra che le auto in città si siano moltiplicate. Molte entrano da fuori, dai centri che circondano Latina. Molte vengono usate stupidamente (la parola è esatta) per non fare 3 o 4 cento passi a piedi. A chi viene in mente di fare in macchina dal Tribunale alla Feltrinelli? Solo a pochi pigri, malati di protagonismo automobilistico. Di disabili ce ne sono pochissimi. E alle 8 di mattina non c’è una strada che non sia già stratificata da auto che parcheggiano per ore e ore in tutti i modi: buoni e pessimi. E sono parcheggi che occupano migliaia di metri quadrati per sei-sette ore, quanto dura il lavoro di ufficio. E i residenti dicono cattive parole. Come rimediare? Innanzitutto occorre conoscere i numeri: a Latina non si è mai fatto (o non è mai stato reso noto) un censimento delle auto che entrano ed escono; di quelle che “risiedono” in città e di quelle che no. Negli ultimi dodici mesi si sono creati nuovi e notevoli flussi di traffico veicolare urbano senza che se ne sia accorta l’Amministrazione. Ieri i giornali parlavano delle proteste dell’ex Campo Boario. Lo attraversano tutti per andare a via Epitaffio. Ci vuole un’altra strada. M c‘è un Piano regolatore e le strade sono armi difficili da adoperare.

2.       E invece, quelli che vengono da Pantanaccio? Col nuovo ponte sulle Acque Medie si infilano in tutte le trasversali verso la Circonvallazione: via dei Volsci, via Monti, viale Petrarca ecc. ecc. Prima erano strade urbane per residenti, ora sono autostrade. Ma non è cambiato nulla negli assetti e nei controlli. Se usano viale Petrarca, arrivando alla Circonvallazione trovano un semaforo che regola i passaggi. Ma se arrivano da via Monti trovano solo un incrocio senza segnalazioni, senza strisce, senza vigili: e le occasioni di incidenti sono pari alle prepotenze nel passare che hanno i conducenti. Occorre una rotatoria? Occorre un segnale luminoso? E’ una zona ad alta concentrazione di negozi e di servizi (banche, farmacie, chiesa, tribunale ecc. ecc.

3.       E invece cosa è stato fatto (per modo di dire)? Che le uniche due strisce pedonali di un tempo sono ormai invisibili, cancellate dall’uso, mentre ne sono state verniciate altre mooolto meno importanti. Fare economia su queste cose rivela doppia incapacità. A danno dei pedoni che attraversano e a danno che le auto che si disputano la precedenza. (fine di questa puntata)

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