4 Dicembre, 2023 - Nessun Commento

IL CIMITERO DI LATINA: UN IPOGEO QUASI SUBACQUEO

Sono trascorsi alcuni anni da quando un Sindaco di Latina ha deciso, con l’adesione della sua maggioranza, di appaltare ad un privato la gestione degli affetti ultimi, quelli che si raccolgono in un Cimitero. Il cimitero è quello di Latina. E’ Stato chiamato “ipogeo” perché non sorge (o almeno: non sorge del tutto) all’aperto, su uno o più campi, con tombe a interro e altre a minifabbricati, come accade in quasi tutti gli altri cimiteri, dove si costruiscono interi quartieri dei più svariati stili e cappelle pretenziose, cafone, gigantesche, a forma di tempio antico, a forma di casa, in una esibizione di ricchezza, di cattivo gusto, di stili arabi o nostrani. Latina fece a suo tempo una scelta giusta, razionale ed egalitaria. Il suo cimitero fu costruito al di sotto del piano di campagna con due scopi: il primo, quello di non introdurre differenze nella edificazione della cosiddetta “ultima dimora” tra abbienti e meno abbienti; il secondo: consentire una frequentazione al riparo
da eventi piovosi o da giornate troppo assolate.
Furono due scelte entrambe azzeccate. Ma sono state più o meno messe sotto silenzio dalla decisione di stipulare con un privato, una sorta di appalto degli affetti più intimi come quello che deriva dalla morte. Chi scrive ha fatto – purtroppo – esperienza diretta della gestione numero 1 (quella pubblica) e della gestione n. 2 (quella in appalto). Con la prima è andato tutto bene. Con la seconda è incorso in uno sgradevole fraintendimento (causato dal nuovo gestore), quando, dopo aver pagato una cospicua somma per poter tumulare il proprio Caro, ha dovuto superare inattese “difficoltà burocratiche”. Tra esse anche la negazione che un altro proprio Caro già albergasse nell’ipogeo da poco meno di trent’anni. E chi scrive ha dovuto sottoporsi all’accompagnamento di un dipendente della gestione privata fino a fargli constatare, in loco et de visu, che il primo Caro era effettivamente tumulato nell’ipogeo da circa un trentennio.
Chi scrive racconta queste spiacevoli cose a dimostrazione del fatto di aver ricevuto un peggiore trattamento nel caso dell’avvenuto appalto, rispetto alla gestione diretta del Comune. E poiché chi scrive è abituale frequentatore di quel luogo di ricordi e di dolore, è anche nelle condizioni di esprimere un giudizio da Cittadino sulla cattiva scelta dell’appalto dei sentimenti intimi ad un privato che, giustamente, ragiona prevalentemente in termini di interesse economico della sua gestione.
Il che ha generato due fatti: il primo che sono stati richiesti – con procedura legalmente seguita ed applicata – soldi come una tassa cimeteriale (immagino per manutenzione); il secondo, che non sono mai stati effettuati i restauri per impedire che l’ipogeo diventi subacqueo, a causa delle molte e gravi perdite di acqua piovana, che il “tetto” lascia infiltrare anche a ridosso dei locuili e della cosiddette “cappelline”.
E questa situazione è stata affrontata solo con sbarramenti e recinzioni che annullando le ”comodità” di accesso. In compenso, però, un settore dell’ipogeo è stato “arricchito” di nuove tombe che hanno avuto un costo per chi le ha costruite e, quindi, un prezzo per chi le ha acquistate.
Al termine di questa lunga premessa c’è da porre agli Amministratori della Città un paio di quesiti, premesso che chi scrive non ha mai letto la Convenzione tra il Comune e il privato gestore di sentimenti intimi: 1. è corretto questo comportamento (ossia la mancata manutenzione dell’ipogeo fino alla chiusura di alcune scale di accesso? 2. Cosa intende fare l’Amministrazione ove, dopo una attenta verifica della Convenzione scopra che l’appaltatore di sentimenti intimi non abbia fatto “a mestieri” ciò che probabilmente gli si chiede nella Convenzione? Ho la presunzione di sperare che gli Amministratori di Latina mi diano una risposta, magari utilizzando il metodo che un blog mette a disposizione e che trovano qui di seguito.

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