21 Luglio, 2023 - 2 Commenti

QUEL POMERIGGIO DEL 1976 A SEZZE CON ANDREA PURGATORI

Ho conosciuto Andrea Purgatori – il giornalista morto qualche giorno fa a soli 70 anni – il pomeriggio del 28 maggio 1976, a Sezze Romano, provincia di Latina. Quella sera il tenente dei paracadutisti ed esponente della destra fascista di Ordine Nuovo e poi del Movimento Sociale Italiano, tenne un comizio in vista delle imminenti elezioni politiche. Il luogo prescelto per il comizio fu una piccola piazza centrale del paese, che, sfortunatamente per tutti, era una piazza “chiusa”, un posto stupidamente o provocatoriamente scelto in un paese – Sezze, appunto – che in quegli anni era chiamato la “Stalingrado dei Lepini”. La presenza del Partito comunista vi si era imposta con largo seguito fin dagli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale, e si era affermata con una nota collaborazione ad azioni partigiane antitedesche e antifasciste, che coinvolgevano anche  rappresentanti pubblici come Italo Ficacci, primo sindaco democratico del dopoguerra,
che ebbi l’occasione di intervistare per ricostruire la storia di quei giorni. Il Partito comunista aveva, nel dopoguerra, guidato i cosiddetti “scioperi a rovescia”, che consistevano nella realizzazione di cantieri di lavoro che non erano finanziati dal Governo, ma che servivano a portare avanti opere pubbliche. Anche il sindaco dell’epoca, Alessandro Di Trapano, soprannominato “Bufalotto”, era stato incarcerato come portavoce ed operatore attivo di quella singolare ed utile protesta. Insomma, Sezze era l’ultimo posto dove l’aspirante deputato per il MSI avrebbe dovuto scegliere di svolgere un comizio per il partito nato dai reduci di Salò. E la ristretta piazza, l’ultimissimo luogo dove tenere un comizio “in campo notoriamente avverso”. Finì che il comizio fu interpretato come un atto provocatorio e nella piazza giovani comunisti e di Lotta Continua cercarono di interromperlo. Qui non si vuole giudicare, ma solo esporre dei fatti. Fatto sta che gli uomini che Sandro Saccucci aveva portato con sé come guardie del corpo, persero la testa e sentendosi minacciato, qualcuno di essi mise mano alla pistola (uno strumento che solitamente non si porta nei comizi democratici) ed esplose alcuni colpi. Due di essi raggiunsero due ragazzi della sinistra: Luigi Di Rosa, 19 anni e Antonio Spirito, 21 anni. Di Rosa fu raggiunto in punti vitali e venne ricoverato d’urgenza all’Ospedale locale, per essere sottoposto a un estremo tentativo di salvataggio. La notizia raggiunse presto le redazioni locali ed io fui incaricato di seguire
l’episodio. Mi portai da Latina a Sezze e pochi minuti dopo mi recai all’ospedale  e mi misi ad attendere i risultati dell’intervento chirurgico cui Luigi Di Rosa fu sottoposto. Eravamo nella sala esterna a quella operatoria. Fui avvicinato subito da  alcuni ragazzi, palesemente alterati e spaventati. Mi chiesero chi fossi, glielo dissi e si calmarono. Di lì a poco era giunto anche Andrea Purgatori, a sua volta incaricato di curare la cronaca di quei fatti. Andrea era una volta e mezzo più grosso di me ed aveva fin da allora un aspetto fisico che incuteva  rispetto a tutti. Intrufolò tra me e i ragazzi e rivolse loro alcune domande perentorie che imposero un immediato rispetto. Il tentativo di una reazione emotiva si esaurì e con Andrea ci mettemmo ad aspettare la conferenza stampa che ci era stata annunciata per sgomberare i luoghi e riportare un po’ di calma.
Aspettammo un paio di ore in una camera allestita allo scopo ed io ebbi modo di scambiare impressioni e notizie con Purgatori. Lui era estraneo all’ambiente, ma si era impadronito in pochi minuti dei luoghi, delle notizie essenziali, dei nomi e dei volti. Parlammo in quelle due ore. Io avevo diretto in precedenza la redazione provinciale de Il Messaggero, ma non sento alcun pudore nel confessare che quel giovane e robusto collega che mostrava una straordinaria capacità nel suo mestiere e col quale mi trattenni fino a conferenza stampa conclusa. Da allora non ho avuto con Lui altri contatti, ma ne ho seguito le imprese – vere e proprie imprese – ad iniziare dalla più difficile, l’indagine sul disastro di Ustica. Non aveva paura di nulla e di nessuno; al contrario, sapeva imporre con autoritaria gentilezza la sua presenza e sapeva come tirar fuori dalle bocche le notizie che decidono chi sia un vero cronista.

Lo ricordo ora per un mio dovere sentimentale. Un gesto di ammirazione, sfortunatamente postumo e doloroso.

2 Commenti

  • Bella testimonianza Pier Giacomo. Ammirevole la tua onestà e la tua umiltà. Purgatori è stato un esempio di giornalismo autentico, votato alla sola ricerca della verità e quindi dell’essenza stessa del fare informazione. Un caro abbraccio.

    • Ringrazio io te, caro Pietro, ormai scomparso dai nostri orizzonti
      pontini e lepini. Sono stato un ammiratore di Andrea Purgatori che
      forse ha fatto una morte “da ignoranza”. Non la meritava proprio lui
      che si era battuto tanto per cercare la verità delle cose. Ciao, PGS

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