17 Giugno, 2018 - Nessun Commento

FORMIA, IL SIMULACRO
DI S. GIOVANNI BATTISTA

di Salvatore Ciccone

1 - S. Giovanni di Formia (1)In prossimità dei festeggiamenti in onore di S. Giovanni Battista, compatrono di Formia insieme a S. Erasmo qui martire, il dono di un volume fattomi dal collega architetto Giuseppe Picano di Cassino originario di Sant’Elia, riguardante un suo avo e dal titolo “Giuseppe Picano nella scultura del Settecento napoletano” scritto da Giovanni Petrucci ed edito da Caramanica nel 2017, ha promosso nuova considerazione verso il simulacro del Santo, contitolare con S. Lorenzo della chiesa parrocchiale del rione Mola.

Il personaggio che si dice nato a Sant’Elia Fiumerapido nel 1725, ma documentatamente a Napoli il 14 maggio 1716 da Dorotea de Mari, fu sacerdote scultore di figure sacre di grande fama e caposcuola di lunga vita artistica morto ultranovantenne, formatosi inizialmente nel laboratorio del padre Francesco Antonio nella realizzazione di figure presepiali. Nell’ottima ricerca di Petrucci si elencano numerose sue opere, per lo più a Napoli, ma anche in Puglia e in Calabria ed in un consistente nucleo nel Palazzo Picano del centro cassinate. La sua arte meritò la considerazione di re Ferdinando IV di Borbone, allorché ammirato per una statua dell’Immacolata gli elargì una congrua gratifica.

2 - S. Giovanni di Pannarano (1)La statua di S. Giovanni di Formia è evidentemente di fattura settecentesca, pregevole nella resa anatomica e nell’elegante incedere, con una mano levata al cielo ad annunziare il Cristo e investita da un vento quasi divino: sbandiera il rosso mantello che scopre la povera ma dorata tunica di vello e questa sghemba, parte del torace; la testa ricca di capelli scuri fluenti sulle spalle che inquadrano il viso barbato ma giovanile con le labbra nell’atto di proferire.

La modalità espressiva si ritrova nella pittura di Sebastiano Conca di Gaeta (1680-1764), pittore celeberrimo di iconografia sacra, che operando sia Napoli che a Montecassino è probabile che quegli vi sia venuto in contatto o recepito gli influssi.

Con la scultura di Picano si possono avere riscontri nelle due statue di medesimo soggetto, entrambi del 1750, delle omonime chiese di Ceppaloni e di Pannarano. Comunque il simulacro formiano si può collocare nella sua bottega, nella quale operarono Verzella, Sarno e Lonis.

Inoltre bisogna considerare il contesto architettonico della originaria chiesa presso il Castello Di Mola, distrutta nel 1943, dedicata ai due Santi già nel 1566, che si dice prima costituita da due aule separate, ma sicuramente trasformata nel Settecento se stilisticamente manifestata dal campanile a guglia ‘fiammata’.

Apparentemente la tradizione non concorda con l’epoca del culto a Mola e con l’indubitabile stile del simulacro, che si vuole trafugato dai Molani dalla medievale chiesa di S. Giovanni Battista sotto Castellone, anch’essa distrutta, o ancora che il suo legno fosse quello di un tronco di ciliegio spiaggiato ad oriente di quel borgo e miracolosamente ritornato più volte dove era stato spostato. In effetti più ad oriente vi è il litorale di S. Janni, dove era una cappella di S. Giovanni “del Fiume”, quello di Giànola, specie di ‘succursale’ della chiesa di Castellone a protezione degli agricoltori prevalentemente di quel centro. Forse si deve pensare ad un’altra statua più antica?

Tutto ciò carica di significato il simulacro, dalla devozione alla storia del territorio.

 

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