16 Dicembre, 2017 - 2 Commenti

LA GARITTA DEL PORTO CAPOSELE A FORMIA

LA GARITTA DEL PORTO CAPOSELE di Salvatore Cicconedi Salvatore Ciccone

La caratterizzazione di un sito storico può essere spesso determinata da un elemento inusuale, ma focalizzante pur se di ridotta entità fisica e di “minore” testimonianza storica.

E’ il caso della “garitta” del Porto Caposele a Formia, cioè quel piccolo riparo della sentinella a guardia del muro di confine della Villa Caposele, oggi Rubino, quando essa divenne dal 1852 residenza di re Ferdinando II di Borbone insieme al recupero dell’antico porto già di alcune ville romane.

La garitta cattura l’attenzione man mano che ci si addentra nell’insenatura e ci si approssima alla banchina orientale della quale conclude l’estremità. Ciò si deve alla sua forma cilindrica e allo stesso materiale di cui è realizzata, i mattoni, che la evidenziano nel cantone dell’alto muro di cinta della Villa; ancora più eminente perché rialzata su un poggiolo circolare che vi gira intorno.

Il piccolo vano interno è coperto da cupoletta che risalta le forme esterne, distaccata dal cilindro tramite una cornice che era intonacata con il tutto. Due feritoie si rivolgevano una verso il muro meridionale e l’altra alla via di accesso del porto ad ovest; la visuale della banchina e degli accessi della Villa si avevano dallo stretto ingresso, alto in funzione del copricapo e dell’arma della sentinella.

Il poggiolo attorno la garitta permetteva di voltare l’angolo con più ampia visuale e soprattutto per l’eventuale puntamento del fucile. Il passaggio aggetta sul basamento tronco conico tramite elementi dotati di elegante cornice a “gola rovescia”, con i gradini e la relativa spalletta realizzati di pietra arenaria “di Gaeta”; alla spalletta e al poggiolo era ancorata una ringhierina di ferro.

Lo stato di conservazione del monumentino segue le sorti della Villa e del porto. Già dal 1860, quando il luogo era divenuto quartier generale delle truppe d’assedio a Gaeta e dove si firmò la resa della monarchia borbonica il 13 febbraio 1861, i lavori del Genio produssero vari danni con asportazioni di materiali utilitari. Con la successiva acquisizione da parte della famiglia Rubino, il porto venne distaccato e passato al Comune come approdo per gli armatori locali che vi attendevano anche le opere di raddobbo dei navigli. Gli ultimi eventi bellici produssero altri danni, con le postazioni germaniche, il passaggio alternativo al ponte sulla via Appia di Rialto, i bombardamenti testimoniati dalle scheggiature e dai ferri contorti del grande cancello monumentale sulla medesima banchina.

Ma i danni maggiori sono del tempo di pace, con l’incuria latente e i ciechi comportamenti proprio di chi dovrebbe avvantaggiarsi dell’integrità del sito, deturpando la garitta con elementi pertinenti l’ormeggio turistico. Ad oltre 20 anni fa risale la disposizione di una puntellatura provvisoria ormai marcita; non hanno fatto seguito né controlli, né l’elementare reintegrazione della muratura di mattoni.

Oggi la garitta è superiormente spaccata e incombe il crollo: se non ucciderà qualcuno, sicuramente verrà impoverita la memoria di tutti.

2 Commenti

  • speriamo ed auguriamoci carissimo Salvatore che il buon senso, il ricordo di una nostra storia ponga fine a questo scempio e la possa riportare all’antica bellezza prima che sia troppo tardi. E’ un nostro patrimonio e non solo nostro per il quale si ha il dovere di intervenire al più presto.

  • La villa Rubino e il porticciolo di Caposele hann0 visto transitare la storia, dal tentativo di fuga di Cicerone alla resa dei Borbone di Napoli. Meritano perciò più attenzione.

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