Categoria "Pubblicazioni"
28 Maggio, 2025 - Nessun Commento

LA CITTA’ IN PILLOLE

Mi sono spesso chiesto come faccia un amministratore coscienzioso – di una città capoluogo di provincia – ad assumere decisioni che incidono fortemente non solo sul presente (che è per noi importante) ma anche sull’avvenire della città stessa. E mi sono sempre risposto che io non saprei farlo se non consultandomi con gente (specialisti, professionisti di vaglio, gente sulla cui affidabilità tecnica non può che farsi affidamento).

Ho anche “ammirato” gli amministratori che quelle decisioni assumono affidandosi al proprio personale gusto (buono, cattivo o inesistente) e alle proprie scelte (tecniche o paratecniche) bypassando le consultazioni e decidendo di testa propria, o quasi. E mi sono sempre risposto che ci vogliono almeno due requisiti: una faccia tosta a prova di bomba; oppure una faccia tosta e basta.

Mi riferisco al programma di arredo dell’isola pedonale e al suo primo esperimento d’ impatto con una manifestazione inadatta al luogo. L’arredo si giudica da sé: ma se avessi votato quell’amministratore o amministratori, il secondo voto non glielo darei. Ad evitare di far pensare chi legge che ce l’ho con qualcuno di specifico, chiarisco subito che sto facendo un discorso generale. Questo discorso, infatti, non si riferisce soltanto al progetto di arredo urbano dell’isola pedonale di Latina (che non ha retto neppure ad una “prova d’urto” di un modesto camioncino di ABC, che ha fatto volare in frantumi uno degli oggetti di arredo, che pure sembrava forte come una roccia. Mi riferisco anche, ad esempio, al porto-canale di Rio Marito,
vergognosamente insabbiato in un paio di anni, al punto da essere divenuto quasi un prolungamento della spiaggia.

E mi riferisco anche alla gestione del “verde” (si fa per dire) che ha reso in questa primavera la città fiorente come una prateria, grazie alle erbacce che riempiono strade, marciapiedi, fondaci, slarghi, parcheggi, asfalti. Un mio amico ha nel proprio studio professionale una gigantografia che, grazie a sapienti ritocchi cok photoshop, illustra il Palazzo della ex Intendenza di Finanza come sorgente da un rigoglioso e curato prato erboso.

Ma è un’altra cosa rispetto al “verde” spontaneo della città, che gli amministratori di Latina hanno finora “curato”, come può vedersi ovunque e in particolare dalla foto che pubblichiamo  (complanare di via Monti).

Ora, però, sembra che gli amministratori stiano intervenendo, essendosi notato qualche marciapiedi “falciato” con un frullino tosaerba. Solo che le erbe falciate non vengono (rispetto per il “verde”?) rimosse, ma lasciate al vento che, soffiando, le disperde per la città e per gli androni dei palazzi che lasciano il portone aperto. Due monumenti

E se qualcuno si azzardasse a dire che la città è priva di monumenti, dovrebbe essere mandato alla gogna. In omaggio allo spirito militaresco della sua popolazione, infatti, negli ultimi anni sono cresciuti in diverse piazze: una statua al Bersagliere, una statua all’Alpino, una statua (anzi un aereo fuori uso) all’Aviatore. Mancano ancora la statua al Marinaio, a Putin (per via dell’Ucraina) e a Netanyahu (per via di Gaza) per completare il quadro. E, invece, no, perché la città ha anche monumenti quasi antichi.

Ne diamo due dimostrazioni nelle foto qui riportate: il primo è un ex distributore di benzina in pieno centro (via …….), il secondo  e un’ex edicola di libri usati lasciata da un personaggio simpatico e sfortunato che mi metteva da parte i “gialli Mondadori” di Nero Wolf che ora sono introvabili in originale. E’ stato ammazzato dal Covid e forse non ha eredi. E neppure gli amministratori comunali dedicano attenzione a questo monumento alla Lettura, sia pure fatta con l’usato.

Che altro dire? Pronti a integrare questo breve elenco.

19 Maggio, 2025 - Nessun Commento

QUEL cimitero CHE DOVREBBE ESSERE un CIMITERO

Non ho mai capito perché l’Amministrazione comunale,  all’epoca guidata dal sindaco  Vincenzo Zaccheo, abbia sentito il bisogno di rinunciare alla gestione diretta del Cimitero e abbia, invece, preferito affidarla ad un operatore privato. Non l’ho capito, perché un Cimitero non è un’attività dalla quale si pretende di ricavare un lucro. Al contrario, è l’ultimo deposito di affetti familiari, una struttura dolente ma consolatoria, e questo si vede abitualmente dall’impegno che i frequentatori “forzati” impiegano per dare alle tombe dei propri cari l’affetto che possono ancora  esprimere.

Ma vi sono anche coloro che non hanno la possibilità di mobilitare risorse economiche, per quanto piccole, e si rendono autori di piccoli, odiosi episodi  di “prelevamento nascosto” di altrui cornici, anche fiori, scope lasciate nelle cappelline, piccoli ricordi privi di valore economico. Personalmente posso contare il “furto” (ma si può chiamare così?) di almeno una decina di scope. Ne avete bisogno? Prendetele in prestito, ma rimettetele al loro posto. Altrimenti potrebbe capitare a voi quello che è capitato a me: aver visto sparire l’ennesima scopa e non trovare, in cambio, una sola scopa “pubblica”, ma con mezzo manico e una spazzola che può soltanto sporcare e non  pulire.

Oggi, poi, di sabato, per la seconda o terza volta di seguito ho trovato il cimitero sporco, non spazzato, carente dei supporti minimi (una scopa, appunto, un raccogli-immondizia, il lavaggio del guano prodotto dai piccioni, divenuti i veri padroni di questo luogo). Più che un cimitero è un luogo che non interessa nessuno. Neppure l’appaltatore.

Non so – lo ripeto – perché Vincenzo Zaccheo abbia deciso di appaltare l’estrema consolazione, i sentimenti  di chi visita i morti. E’ stato
un appalto abusivo dei sentimenti più intimi di migliaia di persone.

E non capisco quale sia la convenzione che regola i rapporti tra gestore – si chiama Ipogeo, cioè “sotto la terra” – e Comune. Non si capisce se il gestore debba provvedere o no  ad evitare che una struttura fatta per una visita protetta da pioggia o vento, sia diventata una doccia nei giorni di pioggia. Le coperture sono ormai per il 60-70% (a occhio) permeabili alla pioggia e provocano sgocciolamento anche davanti alle cappelline e in genere nei corridoi.
Sono un forzato frequentatore del cimitero da decenni, e non ricordo di aver mai visto un operaio che tampona una infiltrazione di acqua.
Ci sono – è vero –  allestimenti per evitare che i frequentatori finiscano sotto una doccia particolarmente abbondante, ma li vedo da anni immoti e inutilizzati.

Però il reparto “tombe nuove” è ben messo. Forse per attirare utenti o aspiranti utenti e convincerli che un buon prezzo garantisce una buona
sepoltura?

Quando fui costretto a fare il mio acquisto (in lire)  presso la ricevitoria del Comune di Latina mi dettero le regole che dovevo osservare e quelle che avrebbe osservato il Comune. Io ho finora osservato le mie regole, il Comune no. E, nei giorni di pioggia, mi impedisce di visitare la cappellina dove riposano i miei cari. Ho osservato anche le regole imposte da tabelle esposte all’ingresso del Cimitero che mi dicono che è proibito “sostare nel Cimitero per più di 30 minuti”. Io ne impiego almeno 10 per andare e tornare, perché il cimitero si è espanso e si avvia ad avere una popolazione di defunti quasi pari alla popolazione degli ancora-vivi. Ho osservato anche la regola di non chiedere informazioni “a persone che non siano dipendenti del gestore”. Ma dipendenti del gestore non ne vedo mai e fortunatamente sono ancora abbastanza lucido per non perdermi nel labirinto del Cimitero. Come fare?

Oggi sono stato il primo a presentarmi ai cancelli. Ma c’è un’altra regola regola (anche questa incomprensibile)  che impone l’apertura dei cancelli alle 08,45. Io sono stato tanto malaccorto di arrivare alle 08,33, per cui ho dovuto attendere che il guardiano aprisse dopo 12 minuti, trascorsi a guardare il cielo e scambiare due chiacchiere con un’altra persona, giunta nel frattempo. Alle 08,46 ero, finalmente, nel recinto. Ometto altri dettagli, ne ho detti fin troppi, Ma voglio assicurare il Comune che non riuscirà  ad impedirmi di visitare i miei cari. Sperando che  non scoraggi i miei parenti a venire a deporre un fiore per me quando sarà giunto il mio turno.

 

15 Maggio, 2025 - Nessun Commento

UNA PROMESSA DIMENTICATA

Il 27 gennaio 2024, presso la stazione di Latina Scalo, si è svolta una cerimonia promossa dal Consiglio Comunale di Latina. Si intendeva
ricordare un episodio di persecuzione a danno di una cittadina italiana, di religione ebraica, residente nella nostra Provincia: Gina
Piazza, che fu arrestata dai fascisti negli anni Quaranta – quelli successivi alle leggi razziali proclamate dal Fascismo nel 1938 .
Stava per salire su un treno che l’avrebbe portata a Roma. E a Roma, in effetti, andò, ma come ebrea deportata in forza di quelle stesse
leggi razziali volute da Mussolini ad imitazione delle “leggi di Norimberga” varate qualche anno prima, da Hitler in Germania. Gina
Piazza fu portata ad Auschwitz ma fu una delle pochissime fortunate a rientrarne in vita, anche se devastata dalla esperienza fatta. E pochi
anni dopo, infatti, morì.

La cerimonia del 2024 si concluse con l’impegno dei Consiglieri comunali presenti, di diverse parti politiche (ad iniziativa della
consigliera Valeria Campagna) inclusa la maggioranza di destra.

Ebbene: sono trascorsi quasi 17 mesi da quel gennaio 2024, ma la targa non è stata ancora apposta all’interno della stazione di Latina.
Dimenticanza o ripensamento? Si aspettano risposte.

 

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