3 Ottobre, 2016 - Nessun Commento

MICHELE FORTE E’ MORTO
LA POLITICA GLI DA’ RICONOSCIMENTO

michele_forte_21La morte di Michele Forte, per tre legislature sindaco di Formia, poi senatore, e presidente del Consiglio provinciale nelle ultime legislature e fino alla fine di quella che fu provincia di Latina, ha colto dolorosamente di sorpresa tutto il mondo politico pontino. Aveva 78 anni, ed io lo avevo visto per l’ultima volta solo pochi giorni prima della sua scomparsa. Ci trovavamo nel corridoio in penombra di un edificio di Formia ed io non avevo fatto caso a quel signore che avanzava verso di me. Lui mi ha teso la mano salutandomi e solo allora mi sono reso conto che era Michele Forte. Personalmente debbo dire che pur non pensandola politicamente come lui e neppure condividendone alcuni metodi di governo, né omettendo di dirlo facendo il giornalista, Michele Forte mi ha sempre trattato con grande signorilità. Non solo non ha mai avuto una parola sgarbata nei miei riguardi. ma neppure un cenno di protesta o un invito mellifluo ad un colloquio. Ha sempre rispettato la mia persona e la mia indipendenza di giudizio, anche quando, a causa della mia professione di direttore di un ente provinciale che molto aveva a che fare con la “sua” Provincia, mi trovavo in posizione di oggettiva e potenziale soggezione nei suoi riguardi. Questo credo che sia il miglior saluto, il migliore addio che posso dare a Michele Forte, dandogli atto di essere stato certamente “uomo di potere” (e come non esserlo con tutti gli incarichi che ha ricoperto?), ma di avere esercitato il potere secondo uno strano mixage tra l’autoritarismo e la comprensione, tra le imperiose esigenze della politica senza pietà o sempre tortuosa e il suo desiderio di chiamare le cose col loro vero nome. Anche quando, da Presidente del Consiglio provinciale, non esitava a ricorrere, in particolari e difficili circostanze, ad espressioni sincere, sonore e colorite che facevano sgranare gli occhi ai benpensanti e suscitavano un sorriso di compatimento in chi si sentiva a lui superiore (ma non lo era). Non gli sto giustificando qualche volgarità che gli è sfuggita di bocca in momenti roventi della discussione. Sto cercando di spiegare a me stesso la sua sincerità e la trasparenza del suo carattere. Era una cosa che gli veniva dall’aver ricoperto alle sue origini ruoli di non elevatissimo rango (è stato anche bidello di scuola) che gli avevano insegnato a rispettare prima che a criticare; ma era anche dimostrazione della pertinacia con la quale ha saputo salire la scala sociale tanto in alto e tra tanto rispetto da conquistare anche un seggio al Senato, senza mai esibire questa conquista. I politici – tutti i politici che lo conoscevano, anche i più fieri avversari – gli hanno tributato onori e riconoscimenti come uomo di forte tempra e caratterialità  politiche. Io gli riconosco una lucidità di Uomo che forse non ho sempre apprezzato da vivo, perché non mi piace la politica brutale, ma che oggi che il sipario è calato e le passioni cedono il passo alla obiettività, gli tributo con tutta sincerità. Arrivederci, Michele Forte.

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