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8 Dicembre, 2019 - 2 Commento

UN MARE DI SARDINE

SARDINEEbbene sì, lo confesso. Ho imparato a nuotare quando avevo quattro anni, e ho imparato quando la guerra era stata già dichiarata. A quel punto l’aver imparato a nuotare così presto non mi servì a nulla, perché non interessava a nessuno (o quasi) pensare di poter nuotare dopo che era già da tempo scattato il razionamento dei viveri, pane compreso. E l’Italia era stata portata dentro una guerra di distruzioni e di morti ammazzati non disponendo neppure delle duemila calorie giornaliere di cui una popolazione in guerra (e un esercito abbastanza scalcagnato nella stessa guerra) poteva disporre, senza la certezza di non morire di fame e di deperimento.

Dice: ma che c’entra il nuoto con la guerra e le calorie. Certo, apparentemente non c’entra nulla. Ma se percorriamo tutto il tempo che va da quei momenti di fame, di paura e di morte fino ad oggi che siamo stanchi di stare abbastanza bene e comunque in pace da 80 anni, forse il nesso lo intuirete. In un anno e mezzo abbiamo dichiarato di nuovo guerra all’Europa (28 nazioni compresa la non ancora riuscita Brexit) poi abbiamo dichiarato la guerra alle nocciole turche colpevoli di inquinamento della nostra sacra Nutella, ma in compenso ci stiamo schierati con l’Ungheria di un neo dittatore che può chiudere un giornale se non gli dà ogni mattino il buongiorno su nove colonne di prima pagina, o con governanti che pure hanno attraversato poco fa una vicenda fatta del peggiore dominio comunista. E abbiamo riscoperto il fascino dell’uomo forte che pedala in solitaria e che vuole portarci a rivivere sotto un regime senza regole e senza libertà, ma illuminato da marmellate prodotte solo con la nostra frutta autarchica e forse ripulito di tutti gli altri inquinanti umani provenienti da Paesi  che sotto l’uomo forte abbiamo depredato e colpito.

Ecco perché mi è tornato alla mente che ho incominciato a nuotare a quattro anni, e che, sapendo nuotare anche oggi, sono diventato una sardina, a oltre 80 anni, quanti ne conto. Sono diventato una sardina e ho ritrovato il gusto di vivere in un mare profondo, fatto di canti di libertà e di giovani che riscoprono il gusto di fare politica per se stessi. Le nostre generazioni hanno costruito il peggior futuro che si poteva pensare, ed essi ora riscoprono che quel futuro appartiene a loro. E che noi “adulti” dobbiamo fare parecchi passi indietro, e dobbiamo fare ogni cosa possibile per agevolarli nella libertà che è l’ultimo bene che gli abbiamo conservato. Senza uomini forti che ci portano a litigare con tutto il mondo e farneticano di denaro da distribuire, di economie che non stanno in nessun paese del mondo, e lo fanno chiedendo “pieni poteri”, compreso quello di tapparci la bocca.

E’ per questo che la sera del 7 dicembre sono andato anche io tra il popolo delle sardine sulla piazza di Latina (olim Littoria) in mezzo a tutti quei ragazzi che parlavano della loro politica e rivendicavano il diritto al loro futuro. Forse ho anche io – imparando a nuotare a 4 anni, a guerra già dichiarata da un altro “uomo forte” che disponeva di “pieni poteri” – contribuito a ricreare nuove e diverse condizioni per vivere in pace i miei ultimi anni. Perché quel mare nel quale i giovani contano di farmi nuotare è davvero profondo, come dice il Lucio Dalla nazionale, e vi si può nuotare liberamente.

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