16 Giugno, 2016 - 1 Commento

QUALCHE IDEA SPUNTA
PER RIDARE VITA
A UNA DECREPITA LATINA

 
paForse è quella che si dice una provocazione, e in effetti ne ha tutta l’aria. E’ possibile osare di  toccare le sacre forme della antica Latina, cioè di Littoria, la città nata dalla mente del duce del fascismo e ridotta ai minimi termini dai suoi stracchi discendenti pontini? E’ mai possibile che a  qualcuno salti in mente di alterare le residue antiche forme del centro storico di Latina e mettere
sul tavolo della discussione un suo ripensamento? Ci ha provato l’architetto Ugo De Angelis, che ha presentato un progetto che ha chiamato Esposizione temporanea. Ex tempore. La visualizzazione di un’idea collocandola al centro di un convegno dedicato a Rivitalizzare il centro storico di fondazione, cuore e anima della nostra Città; (Latina olim Littoria, appunto). Per parare in anticipo gli inevitabili strali, Ugo De Angelis ha affidato la presentazione della sua idea al professor Giorgio Muratore, professore di Storia dell’Architettura a Roma La Sapienza, ma senza ripararsi dietro le sue parole, perché ha abbondantemente spiegato che cosa intende per rivitallizzare. La cosidetta Città di Fondazione aveva un tempo l’ambizione di etichettarsi come espressione del Razionalismo architettonico , frase malamente usata da molti, che ritenevano che il Razionalismo fosse nato in Italia e non in Germania; e che il Razionalismo in architettura fosse una specie di Immanuel Kant dell’edilizia, e quindi roba seria, anzi seriosa e noiosa, per cui, dopo averla esaltata come conquista ed emblema del regime (fascista) si è messa di buzzo buono per demolirla. Il risultato di quell’opera di distruzione di un’antica forma, ottenuto dai costruttori della Latina nuova e dagli amministratori comunali (da vent’anni di centro destra; nei precedenti 40 pure di centro destra, ma sotto le spoglie della defunta Democrazia cristiana o del Psi), è ben visibile sotto gli occhi di tutti.
Da una parte c’è la Littoria razionalista che è un ghetto mal gestito, sul quale hanno messo le mani un po’ tutti senza avere idea di quel che facevano, e creando ghetti urbani che si chiamano palazzi razionalisti, che di razionalismo hanno poco; e dall’altra una bruttissima città di pianura sommersa da palazzetti, palazzoni e palazzacci, a volte abusivi, costruiti a come va va, dove va va. E ci hanno messo, nella città razionalista, anche un grattacielo che ormai domina ogni skyline urbano e non puoi più fare una fotografia della città di fondazione che non sia sovrastata dal grattacielo. Punto e a capo.
Torniamo alla provocazione dell’architetto De Angelis: ha preso come luogo topico lo slargo che fu battezzato una quindicina di anni fa Largo Palos de La Frontera, la città spagnola cui Latina è gemellata (sulla carta, perché nessuno se ne ricorda più), una specie di cortile aperto tra le due ali  del Palazzo della ex Intendenza di Finanza, ed ha pensato di poterlo destinare a luogo si spettacolo, sport, promozione di prodotti e quindi mostre, dopo averlo inglobato in una grande struttura trasparente. L’idea, come dicevo, è provocatoria, ma è un’idea e di questi tempi è un tesoro.
Specialmente se servirà, come intendeva essere, una provocazione in questa città ex-città che ha perduto il piacere di discutere di se stessa. Non ne parlano da decenni gli Architetti, né gli Ingegneri,né i Geometri per una analisi critica del passato, del presente e per una idea del futuro che dovranno vivere i nostri nipoti. Una città che ha dimenticato se stessa affidandosi esclusivamente alle mani di costruttori che pensano solo al lucro personale, che a volte rivendono al Comune spazi pubblici che già appartengono al Comune, che trasformano i locali tecnici in superappartamenti, che a volte occupano marciapiedi pubblici con i loro nuovi palazzi, che sognano di fare di Latina un mosaico di piani particolareggiati superintensamente abitati. E’ polemica questa? No, è una amara constatazione. In questo quadro non bello, Ugo De Angelis con le sue idee provocatrici ci fa la figura del rompiscatole, dell’idealista, ma è l’;unico che proponga qualche cosa. E Latina rischia di diventare un grande cimitero sotto la luna, come scriveva George Bernanos; o una giovane città  decrepita, come la definì su un giornale (Il Mattino del 23 ottobre 1950), lo scrittore e storico Angelo Del Boca. Senza che nessuno se ne avesse a male.

1 Commento

  • Parole sacrosante.latinacome moribonda e ci siamo rassegnati alla sua agonia

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