14 Dicembre, 2012 - Nessun Commento

LIBRI RICEVUTI

Antonia Liguori

Antonia Liguori, Luce su Littoria (1932-1943). Aspetti sociali della bonifica nell’Agro pontino, Ali di Pan, Latina – 2012
Il panorama nel quale ha preso forza il mito della “redenzione” delle terre bonificate è tracciato nei suoi ben definiti contorni nella rilettura degli eventi che il Regime ha filtrato, sin dai giorni della fondazione di Littoria (oggi Latina), attraverso l’occhio attento delle cineprese dell’Istituto Luce. Si tratta di un materiale prezioso e ancora inesplorato, imperdibile per quanti vogliano tornare a quei giorni e conoscere in profondità i volti, le voci e le suggestioni che hanno accompagnato la nascita delle “città nuove”. Littoria, Sabaudia, Pontinia e Aprilia sono la sintesi e l’espressione più tangibile dell’imponente lavoro portato avanti a ritmi frenetici per dare seguito al monito di Mussolini, che, dai nuovi borghi rurali, ammonisce gli italiani sulla necessità del ritorno alla terra, “fonte prima d’ogni ricchezza”. La mania di voler forzare i tempi in questa vera e propria “mobilitazione” è un po’ la chiave di lettura delle cronache relative alla lotta contro la palude, lotta che individua nella trasformazione agraria soltanto la premessa perché venga dato giusto peso a quelli che sono considerati come i tre fattori propulsivi dell’intera opera: il risanamento igienico, il miglioramento economico e il potenziamento demografico. Le potenzialità propagandistiche di Littoria vengono sublimate in occasione dei frequenti sopralluoghi di Mussolini: dalle prime ricognizioni nei cantieri di lavoro alle sempre più vibranti adunate organizzate nelle occasioni che il Regime vuole consegnare alla memoria. L’interesse personale del Duce è sintomatico di un atteggiamento che si va via via fortificando e che implica l’identificazione dei meriti dell’intera opera nella volontà di un solo uomo. Occasioni molteplici, ma con un unico filo conduttore: l’incontro tra il Capo e le masse serve a rafforzare il principio della “validità dell’esempio”, che, come trova corrispondenza diretta nel rapporto tra il Duce (rappresentato come costruttore di opere) e il popolo di operai e coloni che le realizza, così cerca un’applicazione maggiore aldilà del limitato contesto geografico pontino. Il grido di “vittoria” che si alza dalla nuova provincia strappata alla palude è un grido di totale adesione alle regole imposte dal Regime, che si proiettano dalla Piazza XXIII Marzo di Littoria a quella “piazza diffusa” che è divenuta l’Italia attraverso la proiezione delle immagini del Luce. Tra il 1932 e il 1944 vengono girati nell’Agro pontino 86 filmati (72 cinegiornali, 11 documentari, un film e 2 combat film) che consentono di osservare, oltre alle vicende locali che scandiscono l’incedere dei lavori, il progressivo mutare dell’uso pubblico delle immagini anche in concomitanza con i maggiori eventi di
richiamo nazionale e internazionale.

 Amedeo Montemaggi, Linea Gotica, avamposto dei Balcani, edizioni Civitas, Roma 1993. Il noto storico riminese Montemaggi, scomparso alcuni mesi fa, affronta un tema a lui caro, lasciando la parola anche a studiosi italiani e stranieri, come Paolo Emilio Taviani,Simone Galloway, Maurice Matloff, Raleigh Trevelyan e Gerhard Muhm. Gli ultimi due Autori sono stati anche impegnati sul fronte pontino: Trevelyan nella battaglia per la testa di ponte di Anzio-Nettuno, in particolare nell’area di Aprilia (ha scritto un famoso libro più volte ristampato, The Fortress, La Fortezza, che narra le vicende in questo settore bellico fino al maggio 1944), mentre Muhm, uno dei più noti studiosi di strategia militare e primo docente tedesco presso la Scuola di Guerra di Civitavecchia, ha combattuto nella Wehrmacht nella zona di Monte San Biagio e poi nella ritirata germanica dopo lo sfondamento della Linea Gustav. La Linea Gotica fu il forte sbarramento opposto dai tedeschi all’avanzata alleata a nord di Roma e fino alla pianura emiliano-romagnola.

Sono pervenuti anche i primi 4 Quaderni dell’Archivio storico. Il più recente è:
 Tra Marittima e Terra di Lavoro. Vicende dell’Unità d’Italia nei paesi di confine fra Stato pontificio e Regno delle Due Sicilie, a cura di Giovanni Pesiri e Pier Luigi De Rossi. Il libro rientra in un programma dal titolo La Scuola entra in Archivio. Laboratori e strumenti per la didattica della storia nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Bassiano, Cori, Fondi, Gaeta e Sezze. Serie Quaderni dell’Archivio storico – 4, Cori 2012. Il volume, di grande formato, affronta in 240 pagine riccamente illustrate i seguenti temi: Bassiano: il brigantaggio pre e post-unitario, Gli aspetti del processo unitario dalla Repubblica Romana del 1849, Storia e ambiente a Fondi nel periodo del Risorgimento, Gaeta: vicende del Risorgimento nel Golfo, Fanti pastori e briganti a Sezze (1861-1870).
Gli altri Quaderni sono così dedicati:
– il N. 1 al tema Il Risorgiumento Italiano nelle “Memorie” del colonnello Filippo Caucci Molara, a cura di Pier Luigi De Rossi ed Ettore De Meo, Cori 2008
– il N. 2 a Il Catastum honorum di Cori (1668-1696), a cura di Pier Luigi De Rossi ed Ettore De Meo, Cori 2009
– il N. 3 a La storia dell’istruzione dall’Unità d’Italia agli anni ’60. La Scuola entra in Archivio 3. Laboratori di storia. Bassiano, Cisterna, Cori, Norma e Pontinia, a cura di Giovanni Pesiri e Pier Luigi De Rossi, Cori 2011.

 33 salti nella storia (tradizione, aneddoti e cultura in provincia di Latina), a cura di Gianluca Campagna, AndromedA. Stampato a Castelforte nel 2011, Contiene 33 testi di autori pontini che illustrano aspetti diversi di una realtà passata, in una provincia a forte evoluzione sociale, economica e culturale.
Domenico Guidi, Atti e contenziosi del Comune di Bassiano e del suo popolo nello Stato pre post unitario. Lepini e Bassianesi illustri./Documenti storici sull’Ottocento Lepino. Pubblicazione in onore del 150° anniversario dell’Unità d’Italia), Nuova Grafica, Pontinia

28 Novembre, 2012 - Nessun Commento

UOMINI DA RICORDARE
MASSIMO PANINI, UN PROFESSIONISTA

L’ingegnere Massimo Panini ci lascia con il ricordo vivo di un rigore professionale che nasceva dal modo con cui aveva, fin da studente, inteso il suo stile di vita: studiando, applicandosi e tenendosi sempre aggiornato. Una solidissima formazione che, miscelandosi con un aspetto austero, la figura slanciata e magra, il naso affilato, l’abito sempre scuro gli consentiva di misurarsi con tutti, senza timori reverenziali, pur nel massimo rispetto per l’interlocutore. Chi scrive ha avuto la fortuna di sperimentare queste grandi doti da una posizione assai prossima, perché gli fu consigliere tecnico in un’attività che lo impegnava quando svolgeva un lavoro diverso.

Intanto Massimo Panini non era di quelli che dicevano : “te l’avevo detto…”: si accollava per intero non solo il peso del suo incarico, ma anche tutte le noie che esso comportava, anche a costo di trasformare un rapporto di collaborazione in un potenziale conflitto. Del resto, alla ricerca di un tecnico onesto e preparato, anzi corazzato, mi era stato segnalato con questa credenziale: “E’ persona difficile che forse ti creerà qualche problema di relazioni, ma del quale puoi fidarti ciecamente, come uomo e come tecnico”. Sottoscrivo, a cose fatte, quel giudizio, e, a distanza di tempo, delle “difficoltà relazionali” (con i terzi) non resta nulla, ma resta per intero la stima e il ringraziamento per la impeccabile gestione che ha tenuto, e che gli ha consentito di garantirmi da passi falsi. La sua apparente durezza derivava da quella grande capacità, che non gli faceva temere confronti avendo i mezzi per affrontarli. Ho avuto modo di recente di sentirmi con lui per tutt’altra cosa, per ricordare l’esperienza maturata a Latina, negli anni Cinquanta del XX secolo, dal gruppo Comunità di Adriano Olivetti. Qui a Latina nacque (come a Bassiano, e, soprattutto a Terracina) un centro, del quale Egli faceva parte insieme ad altri giovanissimi che si sarebbero segnalati (uno per tutti: Franco Luberti, dal quale, peraltro, Massimo Panini era culturalmente e politicamente distante). Gli chiesi se avesse voglia di scambiare una chiacchierata su quell’esperienza. Mi disse subito di sì, e a conferma iniziò immediatamente con una serie di ricordi, che la sua morte impedirà di sviluppare.

Ciao Massimo, ne riparleremo.

24 Novembre, 2012 - Nessun Commento

STIAMO A POSTO COL MALTEMPO: ORA POSSIAMO CHIAMARLO PER NOME

 

Ci siamo americanizzati anche col meteo: le perturbazioni atmosferiche non sono più figlie di nessuno, N.N., ma hanno un nome. E anche un numero progressivo. Il che non ci rassicura sugli effetti, ma ci tranquillizza sulla possibilità di attribuire esattamente eventuali disastri al “figlio del tempo” giusto. Gli eventi della settimana scorsa sono piombati cogliendoci ancora di sorpresa. La più sorpresa di tutti è stata quella povera anziana donna che è stata letteralmente strappata dalla furia delle acque del torrente Pontone (Itri- confine Formia-Gaeta), insieme ad alcune decine di metri quadrati di terreno fatto di depositi, e portata quasi fino a mare. Morta, naturalmente. Pace all’anima sua. Ma il Pontone resta ancora là, da sempre. Ed è la maggiore preoccupazione dei piccoli operatori del turismo della spiaggia di Vindicio a Formia, dove esso sfocia, dopo avere attraversato la strada Formia-Gaeta, grosso modo a circa un migliaio di metri da dove si trova la tomba di Cicerone. Quel torrente è sempre secco; si riempie solo d’inmverno, quando, oltre agli scarichi “neri” di una parte di Itri, porta con sé, rinforzato dalle piogge, tutto quello che trova lungo il suo percorso di 5-7 chilometri. Poi a Vindicio si va a fare il bagno. E’ la dimostrazione della cura e della sensibilità con cui viene preservata una delle poche ricchezze residue della nostra ex Provincia, il mare.

Volete un altro esempio di queste attenzioni? Se il tempo meteorologico ha risparmiato la costa pontina dalle mareggiate di scirocco e di libeccio nell’invernata 2011-2012, l’inverno 2012-2013 si è mangiato in pochi giorni quello che aveva permesso di risparmiare. La devastazione da erosione marina è stata micidiale in queste prime settimane autunno-invernali. Se va avanti così, ci troveremo il mare alla Bufalara e a Fogliano. A Sabaudia è prossimo a collegarsi direttamente col lago. Quanti miliardi sono stati sperperati alla rinfusa, senza un disegno obiettivo? E’ mai possibile che la Regione ignori che il mare non ha confini amministrativi, e che i progetti di difesa e rinascimento delle spiagge non possono seguire le ripartizioni segnate su una carta topografica, ma vanno pensati ed attuati in modo unitario e da un soggetto al di sopra della misera circoscrizione amministrativa? Perché non è stato affidato alla Provincia (ente supercomunale) la serie di costosi interventi che hanno prodotto risultato zero, quando non hanno peggiorato la situazione? Perché non è stata la stessa Regione ad operare. Oltre tutto, i suoi dirigenti politici sono ben pagati, e avrebbero potuto prendersi il disturbo.

L’ho fatto una volta e lo ripeto ora: dovendosi, comunque, modificare la Costituzione e visto che la Lega è andata fora di ball, perché invece delle Province non si sopprime la Regione (le Regioni)? Avremmo messo nel salvadanaio i soldi per ripagare il nostro “debito sovrano” per ora e subito, e per chissà quanti anni futuri.