15 Gennaio, 2013 - Nessun Commento

BORGO FAITI/ RUBATA SULL’APPIA
LA COLONNA DEL XLIII MIGLIO ROMANO

Un’altra importante testimonianza archeologica della nostra provincia è scomparsa, probabilmente rubata. E’ la colonna migliaria romana che segnava il XLIII miglio. Un reperto che ha una storia, perché fu rinvenuto abbandonato lungo la via Appia, in territorio di Forum Appii (corrispondente al territorio antistante Borgo Faiti), ed all’epoca recuperato, restaurato e rimesso in ordine dall’Amministrazione Provinciale di Latina presieduta dal professor Antonio Caradonna, alla fine degli anni Sessanta. Fu svolta anche una cerimonia inaugurale.

Il cippo era circondato da una piccola aiola di mirti che con gli anni è andata impoverendosi, fino ad essere sopraffatta dalle erbacce.

La colonna si trovava a qualche centinaio di metri dall’Albergo-Mansione Foro Appio, di fronte all’abitato di Borgo Faiti, ma in territorio di Sezze, proprio lungo l’itinerario compiuto da San Paolo forse nel 61 d.C. La scoperta è stata fatta la mattina del giorno 11 gennaio 2013 da un attento osservatore di quei reperti. Nella zona, in effetti, si trovano, lungo circa 200 metri, altre testimonianze dell’Appia romana, e precisamente almeno due grandi epitaffi che recano scritte latine attestanti gli interventi di restauro e manutenzione compiuti nel tempo in favore della via consolare.

Il cippo cilindrico che recava l’iscrizione è stato letteralmente stroncato, spezzato: a terra è rimasta la base, tagliata malamente da un evidente strappo. Ciò significa che i ladri sono venuti con un automezzo capace di sollevare almeno 5-600 kg, perché tale dovrebbe essere il peso del reperto, e, facendo forza, magari approfittando di una piccola frattura, hanno tirato verso l’alto finché il calcare non ha ceduto spezzandosi. Il tutto sul bordo di una strada trafficata anche di notte com’è l’Appia. La parte superiore, che reca le iscrizioni (nella foto in bianco e nero è riprodotta la colonna: l’immagine fu presa nel 1972, ed è di proprietà privata e soggetta a riserva); la foto a colori rappresenta ciò che rimane sul posto dopo il furto o il vandalismo.

Si ricorda che alcuni anni fa a Tor Tre Ponti fu letteralmente estratto dal terreno in cui era conficcato il grande monumento che indicava l’inizio del Decennovium, fatto apporre da Papa Pio VI durante la bonifica di fine Settecento. Il monumento, anche se danneggiato, venne poi recuperato ed ora si trova a Latina, abbandonato a se stesso, fuori della visione di eventuali appassionati. E’ l’ennesima cronaca dell’abbandono culturale in cui si trovano i beni che fanno la storia della nostra terra.

8 Gennaio, 2013 - Nessun Commento

SERMONETA
UN’AREA DIDATTICA LUNGO LE MURA ANTICHE

Arch. Anna Di Falco

Da poche settimane è stato riaperto al pubblico, a Sermoneta, il Giardino degli Aranci con i due ingressi posti uno a Piazza Santa Maria e l’altro a Porta Sorda. L’intervento è stato realizzato con i fondi comunali e europei grazie al finanziamento della Regione Lazio per il restauro delle mura urbane e la realizzazione dell’itinerario museale. Il giardino degli Aranci altro non è l’antico Pomerio (area militare inedificabile) a difesa di Porta Sorda e della strada che dalla Pedemontana giungeva fino alla città.

Intorno alla fine del XVI sec. la Camera Apostolica, la Famiglia Caetani e la Comunità di Sermoneta dopo aver provveduto alla costruzione della difesa di Porta del Pozzo, di Porta San Sebastiano e di Torrenuova, provvedono, con ingenti sforzi economici, ad attrezzare anche il versante della città esposto verso la pianura. La difesa da questa parte del borgo era garantita dalla presenza di una batteria di cannoni posta lungo la cortina della Portella e lungo il Pomerio di porta Sorda e se, ciò nonostante, il nemico fosse riuscito a fare breccia nel muro, la difesa avrebbe preso la “via di fuga verso la piazza di Santa Maria (percorribile ancora oggi), e da lì avrebbe con facilità ostacolato ogni altro tentativo di entrare in città. Il Pomerio era un punto di avvistamento strategico dal quale il controllo del territorio si estendeva fino al mare. Questa qualità paesaggistica è rimasta integra e oggi rappresenta il maggior godimento del luogo, apprezzabile camminando lungo il perimetro delle mura, oppure sostando nell’area didattica posta nel punto panoramico più alto e più suggestivo del parco. Infatti nel Giardino degli aranci la quota originaria del percorso Dell’Itinerario museale delle mura urbane è stata recuperata demolendo tutte le superfetazioni più recenti e scavando fino al recupero delle quote militari originarie lungo le mura. Oggi la presenza degli alberi di agrumi aggiunge al luogo nuovi significati, le attrezzature per il tempo libero hanno trovato posto tra i terrazzamenti sostenuti da mura in pietra calcarea che sono stati restaurati e consolidati. Giochi in legno sono stati allestiti avendo come suggestione la riproposizione della città antica da conquistare: la torre posta al centro, le capanne in legno per l’accampamento dei soldati, il fortino posto in piano. Un teatro all’aperto realizzato sfruttando la forte pendenza naturale del terreno è un elemento del progetto a cui non si è voluto rinunciare: esso sarà il luogo per le rappresentazioni all’aperto della città. Dalla postazione dell’area didattica si gode un panorama straordinario e una teca illustrativa con l’altorilievo in ottone che riproduce l’antico Pomerio e le fortificazioni di Porta Sorda, raccontano la storia del luogo (anche i non vedenti, attraverso il tatto, potranno “leggere” la forma del monumento). Sono state recuperate anche un’antica macina in pietra scalpellata che probabilmente apparteneva all’edificio del frantoio (adiacente alla cattedrale di Santa Maria) e due bellissime pietre scalpellate del XVI sec. appartenenti alla Porta Sorda che, oggi, fanno parte dell’allestimento della fontana del giardino.

 

31 Dicembre, 2012 - Nessun Commento

BUON 2013!

Un augurio spontaneo e amichevole per un nuovo anno all’insegna dell’ottimismo, o almeno di una ripresa dell’ottimismo. Tocca ad ognuno di noi contribuire a cambiare il nero con il rosa e ad allargare le prospettive, singole e della società, all’insegna dello spirito di iniziativa, del lavoro intelligente e della solidarietà, che i cattolici chiamano, giustamente, carità. Insomma, rimbocchiamoci le maniche, scambiamoci gli auguri, ma trasformiamo gli auguri in concretezza di agire, ciascuno secondo le proprie possibilità.

Solo così il 2013 sarà un “buon” anno nuovo.