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12 Dicembre, 2017 - Nessun Commento

UNA MOSTRA DI SIBO’ A LATINA NEI 110 ANNI DALLA NASCITA

siboPierluigi Bossi, in arte Sibò, ha lavorato molto in provincia di Littoria-Latina (per dire a cavallo di due epoche storiche). Ha lavorato presso il Comune di Littoria, lui milanese, ed è stato artisticamente presente a Sabaudia; nel dopoguerra, dal 1946, ha lavorato come consulente artistico presso il Comune di Formia e ha firmato progetti di ville, tra i quali quello della Caravella di Remigio Paone. Ma se domandate a Latina, Sabaudia e Formia chi fosse Pierluigi Bosssi in arte Sibò, vi sentireste rispondere: chi?

Non lo conosce, oggi, quasi nessuno. Ma il Comune di Latina sta facendo un’opera di riscoperta (di prima riscoperta) che gli fa onore, perché bada al sodo dell’artista e trascura come transeunte (meglio: transitato. Almeno si spera) il periodo storico nel quale ha operato e si è anche spesso identificato. Sì, perché Bossi-Sibò è stata una persona che ha vissuto il suo periodo in pienezza, sia dal punto di vista umano, sia da quello artistico. E poiché era una persona dinamica e allegra – anche se spesso tignosa e rude – ha impersonato l’immagine estroversa e gentile di un partito che aveva scelto il funereo color nero per distinguersi. Io ho vissuto i miei primi anni di vita in mezzo ai “Loss!”, ai “Raus!”, alle bombe, ai morti sventrati in mezzo alle strade, alla fame, ma una fame così impetuosa che ancora me la ricordo. E quando mi vengono quei tristi pensieri (ero un bambino, ma ho delle precise immagini conservate nella scatola dei ricordi) corro a prendere un cordiale, come si chiamava un sorso di alcool che rianimava.

Quando fu inaugurata la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Littoria, che stava sul lato di corso della Repubblica dove il Palazzo municipale fa angolo con piazza del Popolo, si racconta che Mussolini venne ad inaugurarla, ma sceso dalla littorina a Littoria Scalo, vide alcune cose che gli fecero passare il buonumore. E oscurò il suo volto, con conseguente gran timore di gerarchi e gerarchetti che servizievoli lo attorniavano. Mussolini li lasciò con un palmo di naso, salì sulla macchina di servizio (ma era nera, non blu come le macchine di servizio di oggi, anche se sono rosso fuoco) e si fece accompagnare dall’autista (guai a chiamarlo chauffer!) fino al luogo che doveva inaugurare. Non c’erano i cellulari a quei tempi, ma qualcuno avvertì che il duce era angustiato e che, quindi, ci si doveva comportare in modo da evitarne ulteriori nervosismi.

sibo3 A Littoria pensarono bene di affidare l’incarico di calmante a Pier Luigi Bossi, che aveva allestito la Galleria e ne aveva disegnata la distribuzione dei locali proprio su un foglio interno del bel Catalogo che fu inaugurato insieme alla Galleria. Bossi-Sibò si acconciò alla sua funzione terapeutica e andò incontro al duce con un grande e cordiale sorriso sulle labbra e dopo averlo salutato comme il faut, si mise a sua disposizione. La sua parlantina affascinò subito il duce, che si aspettava di sentir parlare veneto e invece sentiva un tipico accento lombardo (Bossi era di Milano). Sibò cominciò ad accompagnarlo e tutto il resto del corteo si mise a distanza di sicurezza, cinque-sei passi dietro dei due. Sibò illustrò la Galleria e indicò gli autori dei dipinti che le città italiane avevano donato a Littoria, loro giovanissima collega. E la compagnia di Sibò risultò così allegra che sul volto austero del duce riapparve un sorriso.L’avevano sfangata.

Venerdì 16 dicembre il Comune di Latina, con in testa Damiano Coletta che, guarda caso, è il bersaglio preferito di coloro che molto audacemente si ritengono epigoni di quella storia politica e fanno di tutto per far riemergere gli eja-eja e gli alalà, contestando con poco forbite parole anche la Presidente della Camera (rimarrà storico il coro di insulti che un gruppetto non folto ma agguerrito di uomini-donne rivolse alla povera Presidente Boldrini in occasione della inaugurazione del Parco comunale alla memoria di Falcone e Borsellino, sotto l’ala scaltramente protettrice delle forze dell’ordine), il Comune, dicevo, inaugurerà una Mostra personale riservata per intero a Pierluigi Bossi. Avverrà presso la nuova Galleria d’arte moderna e contemporanea, e cadrà esattamente in occasione dei 110 anni dalla sua nascita. Un bell’omaggio, non c’è che dire, di cui resterà sicuramente grata la figlia dell’Artista, Simona Bossi, contessa di Montonate, che presenzierà alla cerimonia insieme al marito Massimo Baldarelli.

sibo2 E così qualcuno scoprirà che i giardini geometrici antistanti il Palazzo Comunale (la cui decadenza, bisogna purtroppo dirlo, comincia con l’amministrazione del primo sindaco neo fascista del dopoguerra, lo sfortunato e simpatico Ajmone Finestra) sono stati disegnati proprio da Pierluigi Bossi e non da Oriolo Frezzotti come è stato sempre detto. Sibò fu uno che aderì convinto al Futurismo, ebbe contatti con Filippo Tommaso Marinetti, lavorò da solo e con Di Gese anche a Littoria, di cui ha lasciato alcuni splendidi dipinti futuristi, come è accaduto a Sabaudia. Diverse aeropitture fanno tuttora parte della collezione che i Familiari di Bossi conservano.

Insieme alle opere artistiche, verranno esposti documenti di vario genere che ricordano la pignola e corretta pratica di Sibò di documentare quello che faceva e che oggi ci consente di dire di Lui qualche cosa di più di quello che anche i più recenti libri sul Futurismo dicono. Perché Pierluigi Bossi fu un vero artista: un po’ sovraccarico della retorica che il regime cucinava la mattina e la sera, ma pieno di idee fantastiche, di colori che si inseguono, si incrociano, si distaccano e riempiono i suoi bellissimi dipinti.

Insomma, valeva davvero la pena che Pierluigi Bossi, in arte Sibò, facesse questo ritorno trionfale a Latina. E speriamo che vadano a rendergli omaggio tutti i veri Latinensi, che sono quelli che vivono in questo Comune da molto più tempo di quanto non vissero a Littoria quelli che la vorrebbero riesumare.

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