2 Giugno, 2012 - Nessun Commento

LATINA. Aree urbane abbandonate
Enti pubblici dormienti

“Aree parcheggio” alle spalle del Tribunale

La foto pubblicata qui accanto è stata scattata alcuni giorni fa in una zona posta nel cuore urbano di Latina, presso il Tribunale. Quella a pie’ di articolo, è contemporanea, e riguarda un’area compresa tra Via Tasso e via Monti, nel medesimo cuore urbano del Capoluogo. Ognuna ha una caratteristica: la prima dimostra la rigogliosa pratica del “verde” perseguita dal Comune (auto parcheggiata in un bosco di piante spontanee, tipico esempio di flora spontanea pontina); la seconda testimonia le distrazioni della proprietà della fangosa “marana” ubicata tra popolosi condominii.

Raccontiamo quest’ultima storia: da 50 e più anni, grazie ad un’intesa con costruttori privati, l’allora Opera Nazionale Combattenti cedette tre grandi aree edilizie a Latina, rimanendo proprietaria dei tre “relitti” derivanti dalla “lottizzazione a scacchiera”. Si tratta,, peraltro, di tre aree molto interessanti: una tra via Petrarca e via Tasso;  una tra via Tasso e via Monti; la terza tra via Monti e via Ariosto. Cancellata l’ONC, la proprietà passò alla Regione Lazio  (prima Arsial, oggi non so: forse sempre l’Arsial)., Tutte e tre le aree sono in stato di abbandono da 50 anni, in un quartiere che ha attirato le attenzioni del Comune solo quando si è trattato di rilasciare licenze (prima) e generose concessioni edilizie (poi). Per il resto tutti assenti, anche quando volenterosi casigliani si sono rivolti al Comune sollecitandone un interessamento; anche quando altri volenterosi si sono rivolti agli uffici del Demanio regionale, in via Rosa Raimondi Garibaldi – Roma, ottenendo un solo ed unificante risultato: zero.

Una delle tre aree potrebbe anche essere usucapita dai privati che la occupano stabilmente da anni, e che l’hanno fatta asfaltare per le proprie esigenze di parcheggio; una seconda è stata recintata ed è parzialmente utilizzata da un  supermarket che vi ha depositato gli apparati-motore per il condizionamento dei propri locali, mentre la restante parte ospita una vivace foresta bassa modello pre-bonifica. La terza è abbandonata a se stessa, anche se altri privati vi hanno speso dei soldi per recintarla, crearvi delle piccole utilità e un po’ di decoro. Ma l’abbandono ha prevalso nel tempo, e la terza area è diventata, come si diceva, una “marana” con buche alte ormai qualche decina di centimetri, destinate a divenire, con la pioggia, luridi stagni, che si trasformano in poltiglia fangosa nella quale affondano le autovetture che vi si avventurano a parcheggiare, rischiando di rimanervi inghiottite; e col bel tempo, infine in una desertica e polverosa enclave sahariana, spazzata dai venti. Comunque la si metta, pioggia o asciutto, è una vergogna. E poiché a Latina non si attua una politica dei parcheggi, ma solo una politica delle case, quell’area è diventata l’oasi perduta degli automobilisti che la occupano sistemandovisi come in un sandwich multistrato, l’uno sull’altro.

A chi tocca intervenire: al Comune di Latina, per rispettare le sue stesse ordinanze sulla manutenzione delle aree urbane abbandonate; o alla Regione Lazio che ne è la proprietaria? Risposta affidata al buonsenso. E soprattutto al rispetto che quegli Enti debbono verso i propri cittadini. Sempre che non li considerino meri sudditi.

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