29 Maggio, 2014 - 1 Commento

I PROGETTI CHE FREZZOTTI NON REALIZZO’ A LITTORIA

cefaly 1Venerdì 30 maggio p.v., dalle ore 15 alle 19, presso l’Archivio Centrale dello Stato diretto dal dottor Agostino Attanasio, si svolgerà un seminario dedicato a “Viaggio nell’Italia del secondo Novecento dagli Archivi all’Architettura”. Tra i temi in programma ce n’è uno che riguarda anche Latina, anzi Littoria, ossia la città di origine fascista. Nell’articolo che segue, ospitiamo un’anteprima che lo stesso architetto Cefaly dedica al suo argomento, che riguarda i progetti di edifici che Oriolo Frezzotti, che disegnò il volto urbanistico della “città nuova”, elaborò, ma che non poterono essere attuati. Essi configurano una idea di oggettivazione dell’auctoritas fascista, così come avrebbe dovuto esprimersi attraverso edifici pubblici. Nelle foto tre dei progetti non realizzati (Casa dell’Architettura, Latina).

di Pietro Cefaly

cefali2Tra il 1934 e il 1938 Oriolo Frezzotti, che disegnò il Prg di Littoria, elabora diversi progetti per il centro della Città, nuovo capoluogo di provincia. Sono tutti edifici “rappresentativi”, mai realizzati, che offrono spunti per una valutazione più attendibile non solo sulle vicende storiche connesse alla costruzione della città, ma anche sul significato simbolico che l’architettura sostanzia – a Littoria in particolare – segnando il definitivo passaggio dal carattere “agreste” del borgo originario all’aulica rappresentazione dell’auctoritas espressa in termini formali dai nuovi edifici pubblici del capoluogo di provincia. L’adeguamento alle necessità di rappresentanza delle nuove funzioni pubbliche (Palazzo del Governo, Palazzo di Giustizia , uffici finanziari e sede della Banca d’Italia) era impresa quanto mai ardua vista l’esiguità del costruito messo in gioco. Inoltre, al 1934, il nuovo comune di Littoria aveva ancora un aspetto assai simile ad un agglomerato di frontiera ed i pochi edifici esistenti – il Palazzo comunale, l’albergo, la sede della Milizia ed il Dopolavoro – componevano una fragile quinta sulla piazza del Littorio. Un lato di essa, aperto, lasciava intravedere la scuola, irraggiungibile, separata com’era dal centro da un pezzo di campagna.

Frezzotti, come testimoniano le diverse ipotesi elaborate per la piazza del Littorio (oggi piazza del Popolo), procede per tentativi: modella e distribuisce gli edifici secondo un pragmatismo che affida il risultato complessivo della composizione esclusivamente alla soluzione planimetrica. Con i disinvolti espedienti dell'”ornato cittadino” tutti i nuovi edifici – nelle diverse soluzioni – tentano di trovare una sistemazione al centro, a conferma della volontà ostinata di riconoscere quell’unica piazza come un luogo assoluto, certo e totale.

cefali3Ma difficilmente piazza del Littorio, così modesta nel tono delle costruzioni già realizzate per il “comune rurale” poteva essere il luogo della rappresentazione dei valori universali dello Stato: valori che dovevano necessariamente identificarsi in un’architettura di per sé rappresentativa, autonoma nella modificazione linguistica rispetto alla qualità rurale delle costruzioni esistenti. Non è un caso, infatti, che la soluzione che verrà adottata per il palazzo del Governo e il Palazzo di Giustizia, sarà quella di isolarli come oggetti e di esaltarne l’autorità. La dicotomia stilistica tra l’Heimatstil dell’impianto originario e l’espressione aulica dell’auctoritas dei nuovi edifici pubblici – nei due anni trascorsi dalla prima stesura del piano – è l’ipoteca che vincolerà l’immagine definitiva di Littoria , che individuerà la contraddizione storica fra il borgo rurale e la città nuova.

In questo contesto vanno inquadrati altri progetti elaborati, in quegli stessi anni, per la sede della Casa del Fascio e per una nuova caserma della Milizia, in sostituzione di quella appena realizzata. Si tratta, anche in questo caso, di due edifici imponenti: il primo occupa l’intero isolato a ridosso del Palazzo degli uffici finanziari, l’altro prospiciente piazza Roma, dove nel 1938, verranno invece realizzate le case INA di Paniconi e Pediconi.

 

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