I pochi lettori di questa rubrica si chiederanno chi mai sia (o sia stato) Giorgio Ruele. Era un mio cugino. Io, che sono il titolare di questo blog, chiedo scusa ai pochi lettori invocando le dichiarazioni circa il modo con cui gestisco lo stesso blog. Li potete leggere in testata. Scrivo quello che ritengo opportuno per tutti e qualche volta dia a me  la soddisfazione di esprimere una libera, liberissima opinione.

In questo caso spingo la mia personale presunzione fino a partecipare ai lettori la morte di un mio cugino. La mia famiglia – sgretolata con tanto dolore dalla guerra e ricomposta con tanto amore dopo molti anni – ha due rami: uno laziale, pontino, di Cisterna di Latina; e uno trentino-atesino.

In casa mia c’è uno zio di Cisterna (spesso dimenticato dalla sua Città), volontario nella Prima Guerra Mondiale, fregiato di Medaglia d’Argento al V.M. dopo essere stato ucciso dagli Austriaci difendendo con onore un ponte sul Tagliamento a Morsano al Tagliamento, provincia di Pordenone. Aveva 22 anni ed è morto in una data che la dice tutta: 2 novembre 1917; e c’è il nonno di cui porto mezzo nome (Giacomo) che, essendo trentino, ha servito nella Prima Guerra con la divisa asburgica. Non ha mai sparato un solo colpo di fucile e io ne conservo le medaglie di Alpenjaeger .

Questa famiglia, bifronte per le cose che la vita propone o impone, si è sempre rispettata, e frequentata quando possibile, date le distanze.
Ma ha sempre mantenuto un fresco rapporto affettivo. Ed ora quel rapporto si fa sentire, dopo la morte di questo non più giovane
capitano d’industria, un’industria per la lavorazione del legno che ha donato a Rovereto la grande porta scolpita di legno che fregia
l’edificio che ricorda il sacrificio di tanti giovani in quella Guerra mondiale.

Con Giorgio Ruele ci si vedeva qualche volta e non tutti gli anni, ma ci si sentiva e si manteneva con la sua famiglia un rapporto sereno e
amorevole. Morire a 95 anni non impressiona nessuno: era giunto il suo tempo. Moltissimi giovani ci lasciano prima. Io stesso ne ho perso uno di 20 anni. Ma la morte di Giorgio Ruele mi resta come una ferita nel cuore. E desidero dirlo anche in questo modo. Sono pezzi di famiglia che si perdono e che lasciano un vuoto.