Nessun Commento NUOVO MASTER PLAN E VECCHIE MANCANZE
La grande “star” di questi giorni è il master plan per il centro storico di Latina. Ossia il progetto che nel giro di circa 50 anni (se approvato) dovrebbe modificare le direttrici principali del nucleo di fondazione di Latina. Non l’intero impianto disegnato da Oriolo Frezzotti nel 1932, ma alcuni fondamentali “spot” che daranno una sottolineatura alle strade principali e , di conseguenza, incideranno probabilmente anche sull’intera gestione della parte più “antica” della Città, in vista del suo Centenario.
Non sono un urbanista, ma ho la presunzione di essere un cittadino attento e affezionato a questa Città in cui vivo da oltre sessant’anni, e che percorro abitualmente a piedi, e perciò osservo e conosco, purtroppo anche nei dettagli di questi sfortunati, disordinati e malandati anni di gestione .
Ho, inoltre, piena fiducia nel “pacchetto” dei progettisti, che conosco in parte per fama, in parte per conoscenza personale: gente seria, concreta e di buon gusto, che non pretende di sovrapporsi a Frezzotti, ma aspira a dare un volto moderno alla sua progettazione.
In definitiva, mi auguro che qualcosa finalmente cambi a Latina (e sottolineo il nome “Latina”, (città nuova un tempo, e che ora deve diventare anche moderna). E nel frattempo, poiché sono anche un suo osservatore interessato, desidero qui sottolineare che il master plan dovrebbe camminare velocemente anche per superare alcune piccole ma importanti carenze che rendono presuntuosa e brutta la Città.
Un’osservazione: il master plan evidenzia ed enfatizza alcune soluzioni: oggi, invece, Latina mostra, tra le altre, alcune pesanti pecche, un po’ per incapacità di trovare soluzioni e un po’ per pigrizia mentale dei nostri amministratori, che si dedicano ai ghirigori nell’Isola Pedonale (ma la fracassano aprendone il lato orientale); e trascurano altre due cose, che ne dimostrano la sciatteria gestionale.
Le due cose (che qui cito solo come esempio) sono:
– Il fatto che almeno in due occasioni importanti Latina viene rappresentata come incapace di risolvere il problema degli accidenti che vi si verificano, come il marciapiede “sfondato” in via Fabio Filzi (via importante), davanti all’edificio dell’ Inail. Il Comune combatte col Condominio, ognuno ritenendo che debba essere l’altro a fare i lavori di ripristino. E intanto sono passati molti mesi in una situazione di inaccettabile precarietà,
Altra situazione si precarietà è quella dell’edificio che a suo tempo distrusse il disegno di Frezzotti di completamento di piazza del Popolo, interrompendone la continuità edilizia con l’enorme palazzone (mi pare di ricordare che dovesse essere di una società cinematografica, ma non ci giurerei) nel quale ha sede la Libreria Feltrinelli. Per un’intera giornata tutto il marciapiedi (e connesso parcheggio) è rimasto sbarrato. Ora i giorni sono diventati settimane e le settimane più di un mese. Lo sbarramento è ancora là a causa di cadute di pezzi di cornicione. Né si sa quando cominceranno i lavori. L’immagine complessiva è di una città precaria, che si sbriciola (era accaduto circa un mese fa anche a un altro palazzo di via Fabio Filzi, lato sud, recintato con tutto il marciapiedi. Ma qui sono stati rapidi a prendere decisioni).
– Un ulteriore “marker” di distratta gestione della Città sono le fontane pubbliche: quelle più importanti e simboliche sono: la fontana antistante il Comune, che ogni tanto va a secco per essere ripulita. Era asciutta fino qualche giorno fa, ora ha ripreso a zampillare. Invece la bella fontana di piazza della Libertà, donata dalla città di Asti, resta inutilmente asciutta da mesi, come il fontanile (anzi i fontanili) alla base della statua della Madonna, a piazza San Marco, che sono completamente a secco e anche un po’ sporchi. Con tanto spiegamento di spazzini, di camion e camioncini di Abc che il Comune “regala” all’Isola pedonale, se ne potrebbe dislocare qualcuno per fare ordine pochi metri più in là. Invece, la fontana di San Francesco ha conosciuto un po’ di acqua solo per qualche mese dopo l’inaugurazione. Da allora è un deserto di cemento. Lo lasciamo così?.




